La ricercatrice italiana bloccata all’estero potrà ritornare a casa già questa sera. L’incredibile racconto dell’odissea di Laura Pintore.
Come molti altri anche l’italiana Laura Pintore è rimasta bloccata all’estero in Nuova Zelanda per l’emergenza coronavirus. Ora finalmente è arrivato l’ok delle varie ambasciate ma il suo percorso sarà ancora lungo.
L’odissea della ricercatrice italiana
Laura Pintore è una dei tanti italiani che sono rimasti bloccati all’estero per la chiusura dei confini conseguente all’emergenza coronavirus.
La 27enne si trova a Wellington dal 29 gennaio scorso e solo stasera potrà iniziare il suo viaggio di rientro in Italia.
Si trovava in Nuova Zelanda per completare un dottorato di ricerca per conto dell’Università di Torino.
L’italiana h dovuto contattare varie ambasciate, quella italiana, francese e tedesca ed anche far conoscere pubblicamente la sua vicenda prima di avere le prime risposte.
Aveva infatti denunciato di essere:
“Sola dall’altra parte del mondo. lontana dalla famiglia e senza la possibilità di tornare a casa”
A causa dei prezzi molto alti dei biglietti.
La 27enne ha ricevuto alla fine la proposta per biglietti ma la sua odissea non finisce qui.
Laura dovrà infatti cambiare ben tre aerei da Wellington ad Auckland, da Parigi a Roma per un costo di ben 1500 euro.
I problemi per il rientro dei connazionali all’estero
Oltre alla difficoltà di organizzazione perché vi è la necessità di attendere il nulla osta delle varie ambasciate come nel caso di Laura, la difficoltà principale risiede proprio nell’aspetto economico.
“Purtroppo ci sono altri connazionali che non riescono a tornare perché non ci sono abbastanza posti o perché non possono permetterselo.”
La Pintore dovrà anche restituire 850 euro alla Francia per il costo di quella parte di viaggio.
Mentre le compagnie pensano già alle modalità in cui ripartire dopo la fine del lockdown, la ricercatrice chiede un aiuto anche per gli altri connazionali:
“La Farnesina si attivi per riportare a casa questi italiani”