Ennesima tragedia in una Rsa dove una caposala è deceduta a causa del contagio da coronavirus senza poter rivedere la famiglia. Ecco la storia di Lidia.
Come tanti altri colleghi eroi anche Lidia non ha voluto abbandonare il suo posto di lavoro come infermiera caposala in una Rsa nonostante i molti casi di contagio da coronavirus. La sorella svela gli ultimi messaggi della 55enne prima di morire.
Lidia colpita dal coronavirus in Rsa
Aveva solo 55 anni Lidia Liotta, infermiera che ricopriva il ruolo di caposala in una casa di riposo siciliana.
Alla Villa Serena di Predore la donna si occupava dei molti ospiti anziani tanti dei quali colpiti da coronavirus.
Dopo essersi ammalata anche lei, è deceduta all’ospedale di Brescia senza poter rivedere i familiari per l’ultima volta.
A raccontare la sua triste storia al Corriere della Sera è la sorella Giusy:
“Già il 26 febbraio mi ha scritto di essere preoccupata perché i suoi ‘nonnini’ stavano male, c’erano casi di polmonite.”
Dopo questa comunicazione Lidia comincia ad accusare i primi sintomi come febbre alta ed a marzo lascia per qualche giorno il lavoro ma non può stare molto lontana.
“Ha ricominciato a lavorare e faceva i doppi turni..Gli stessi dirigenti avrebbero dovuto tenerla a casa”
Denuncia la sorella raccontando come Lidia si sia poi aggravata anche con forti dolori alle ossa e fatica a respirare.
“Da allora non l’ho più sentita. L’ultimo messaggio me lo ha inviato dopo il ricovero..diceva ‘da qui uscirò morta’”.
Migliaia di morti nelle Residenze per Anziani, l’indagine
Lidia non è l’unica operatrice sanitaria colpita da coronavirus durante l’esercizio delle sue mansioni lavorative.
Il caso dei moltissimi contagi e morti nelle Rsa italiane soprattutto lombarde ha dato l’avvio ad un’inchiesta di vaste proporzioni.
Secondo i dati diffusi dall’Iss nelle scorse ore dal febbraio ad oggi i deceduti nelle Rsa sarebbero 6773 tra cui il 40% sarebbe stato affetto da coronavirus come riporta Il Corriere della Sera.
Tali numeri risultano agghiaccianti ma ancora più incredibili sono le testimonianze di infermieri delle Rsa ad esempio del Pio Albergo Trivulzio che denunciano una superficialità organizzativa e direttiva dalle posizioni alte nelle strutture.
In molti hanno infatti confermato che all’inizio dei contagi dalla direzione era arrivato l’ordine di non utilizzare mascherine per non spaventare gli ospiti.
Ora le cartelle cliniche ed altri documenti di interesse giudiziario sono state sequestrate dalla GdF che si occupa dell’inchiesta.