Finalmente è stato domato l’incendio di Chernobyl. Proverbiale per vincere la furia delle fiamme, è stata l’abbondante pioggia. Ora il pericolo è la contaminazione, giunta fino al nostro Paese.
Per fortuna l’incendio della foresta che circonda la centrale di Chernobyl è stato domato. Oltre 400 pompieri erano accorsi per domare le fiamme, ma a dar loro l’aiuto sono state le forti piogge. Le fiamme si sono pericolosamente avvicinate al reattore che è esploso nel 1986. La struttura era a meno di 2 chilometri dal furioso incendio. Ora si è sprigionata una nube radiottiva, che sta minacciando anche il nostro paese.
I dati di Greenpeace e dell’IRSN
Erano giorni che in Ucraina si combattevano gli incendi intorno alla centrale e per questo si temeva un nuovo disastro nucleare. Secondo Greenpeace questo è stato l’incendio più vasto dai tempi del disastro nucleare del 1986.
Le autorità hanno rilasciato alcune note, nelle quali affermano che tutto è ormai sotto controllo e che il peggio è passato. Il 14 aprile sono arrivate le piogge ad aiutare i pompieri, in modo non dissimile a quanto accaduto in Amazzonia, ma ora il pericolo sono le nubi tossiche che si son liberate.
Secondo l’IRNS francese, la nube però non avrebbe dei livelli di tossicità molto alta e non dovremo preoccuparci. Anche l’Italia è coinvolta, ma secondo l’istituto la nube è giunta in Francia la sera del 7 aprile e non ci dovrebbero essere pericoli per la nostra salute.
“Al 14 aprile, queste masse aeree coprivano ancora metà del territorio. I livelli di radioattività previsti in Francia sono estremamente bassi, inferiore a 1 µBq / m 3 in cesio 137. […] – queste masse d’aria – hanno raggiunto con concentrazioni più basse i Balcani e l’Italia”
Le possibili contaminazione del cibo
Infine l’ISRNS ha valutato anche l’impatto del cibo analizzando il caso di persone a Kiev. Ha giudicato come trascurabile, prendendo l’ipotesi del consumo di ben 500 grammi al giorno, di verdure a foglia, che sono i vegetali che assorbono maggiormente le radiazioni, per 9 mesi continuati
“La dose per l’adulto raggiungerebbe dopo 30 mesi di consumo 30 µSv per stronzio 90 e 15 µSv per cesio 137. Questa esposizione rimane bassa”.