Un uomo a Bergamo, uccide di botte la compagna ma è stato arrestato soltanto dopo quasi trenta giorni dal femminicidio.
Uccide la sua compagna nella loro abitazione a Bergamo. E’ successo tra il 30 ed il 31 marzo ma, l’uomo ha depistato gli inquirenti.
Ha ritardato i soccorsi
Un uomo di Bergamo uccide la compagna tra il 30 ed il 31 marzo ma viene arrestato quasi un mese dopo. Questo perché, dopo l’omicidio, l’uomo è stato in grado di depistare le indagini. Cristian Michele Locatelli, questo è il nome dell’assassino, è un 42 enne con precedenti penali. E’ stato arrestato con il reato di omicidio volontario.
Tra il 30 ed il 31 marzo, l’uomo ha preso a calci e pugni la compagna riducendola in coma. Successivamente, dopo che erano trascorse molte ore, la donna è arrivata in condizioni disastrose all’ospedale Papa Giovanni XXIII. Era stato lo stesso Locatelli ad avvisare il 118 riferendo, però, che la donna era ridotta così a causa di una caduta accidentale. Sono stati gli operatori sanitari e i medici a denunciare l’uomo. Per questo, le indagini sono state ritardate, come pure i soccorsi, in un’ospedale in piena emergenza coronavirus.
Da una prima ricostruzione, l’uomo avrebbe ucciso la compagna a causa della gelosia. L’orrore si è consumato nella casa che la coppia divideva con la suocera e lo zio della compagna.
Il depistaggio
Gli inquirenti, dopo la morte della donna, che si chiamava Viviana, hanno interrogato sia la madre che lo zio e, ovviamente, Locatelli. Sia Locatelli che la suocera hanno mantenuto la tesi dell’incidente con un tentativo di depistaggio alquanto arronzato.
A dare una svolta alle indagini sono state le intercettazioni telefoniche ma, soprattutto, per la testimonianza dello zio. L’uomo ha ricevuto delle minacce ma, volta per volta, ha raccontato la verità. Una verità evidente dai sopralluoghi che hanno fatto emergere tracce di sangue in diversi punti dell’abitazione.