Emanuela Orlandi: le ossa ritrovate al cimitero risalirebbero a oltre cento anni fa perciò le indagini sono archiviate.
Pietro, il fratello di Emanuela Orlandi ha affermato di non volersi fermare.
Le ossa furono trovate la scorsa estate
Le ossa ritrovate in estate e forse di Emanuela Orlandi, in realtà risalgono a cento anni fa. Questa è stata la motivazione che ha fatto sì che il caso fosse chiuso da parte del Giudice Unico dello Stato della Città del Vaticano. I frammenti di ossa erano stati reperiti nel Cimitero Teutonico Vaticano dopo una segnalazione.
Per il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, sembra una notizia assurda. La scomparsa della sorella avvenne quando la ragazza, cittadina vaticana, aveva soltanto 15 anni, 36 anni fa. Per questo motivo, la famiglia Orlandi ha deciso di autorizzare delle ulteriori indagini in maniera privata. I reperti sono stati conservati alla Gendarmeria in alcuni contenitori sigillati.
Indagini private
La famiglia ha reputato necessarie altre indagini, poiché quelle effettuate sarebbero state fatte soltanto a vista. A sostenerlo l’avvocato degli Orlandi, Laura Sgro che, come si legge su Fanpage, ha affermato:
“Siamo perplessi gli accertamenti sulle ossa repertate, ben 26 sacchi, sono avvenuti l’estate scorsa e sono durati poco più di due giorni, non consecutivi. Si tratta di esami puramente visivi, che, a detta dei migliori consulenti in materia, non sono sufficienti a datare con precisione le ossa. I test genetici e con Carbobio14 non sono stati effettuati”.
Per poter procedere privatamente, la famiglia Orlandi, già in difficoltà economiche, dovrebbe esborsare molto denaro. Inoltre, non sarebbero stati ascoltati dei cardinali. Una chiusura delle indagini che arriva in un momento in cui la libertà personale è fortemente limitata, ha denunciato l’avvocato.