La posizione di Antonio De Pace, reo confesso dell’omicidio di Lorena Quaranta, si fa più difficile: aggiunta l’aggravante dei futili motivi.
L’omicidio di Lorena Quaranta, la studentessa uccisa dal fidanzato al termine di una lite, resta ancora senza un chiaro movente.
Omicidio di Lorena Quaranta
Era il 31 marzo quando Lorena Quaranta, studentessa 27enne di Medicina, fu strangolata dal fidanzato, al termine di una lite. Ad allertare le forze dell’ordine fu lo stesso Antonio De Pace, che al telefono con le forze dell’ordine confessò l’omicidio, minacciando poi di togliersi la vita.
Giunti sul posto, infatti, i Carabinieri lo trovarono con dei tagli ai polsi.
In un primo momento, Antonio De Pace raccontò di aver ucciso Lorena Quaranta, perché colpevole di avergli trasmesso il coronavirus, circostanza poi smentita dai test effettuati sulla vittima e sullo stesso fidanzato.
Dopo quella prima confessione, il 28enne si è trincerato nel silenzio. L’aesame autoptico ha accertato che la ragazza venne prima accoltellata all’addome, poi strangolata.
L’aggravante dei futili motivi
Ad oggi il movente dell’omicidio di Lorena Quaranta resta ancora un mistero. Proprio per questo, il fidanzato rischia ora l’aggravante dei futili motivi.
Il ragazzo, che all’inizio ha addotto alla paura di un contagio da Covid-19, il movente del delitto, non ha mai fornito una reale motivazione per quanto accaduto all’alba del 31 marzo.
Per questo, come si evince anche da Fanpage, l’accusa per Antonio De Pace è di omicidio aggravato dai futili motivi. Da tre anni Lorena ed Antonio convivevano a Furci Siculo, proprio nella casa dov’è avvenuto il delitto.
Il ragazzo non aveva mai manifestato segnali di malessere, anzi, amici e familiari della vittima lo descrivono come un fidanzato attento e premuroso. Eppure ha ucciso Lorena a coltellate e, almeno per ora, non è riuscito a fornire una valida spiegazione per quel gesto, semmai ci fosse una spiegazione umanamente accettabile.