Tempi duri per chi soffre di allergia al polline. I livelli non sono mai stati così alti come ora, diventando un reale problema per chi ha queste patologie.
Questa primavera è un reale incubo per chi soffre di allergia al polline, data la grande concentrazione che registriamo in questa stagione. Sappiamo questo grazie all’ultimo bollettino fornito dalla Fondazione Edmund Mach e da APSS Pollini. Scorrendo i dati, possiamo scoprire che i livelli di pollini di carpino e betulla. Il picco dei pollini è stato raggiunto che ha raggiunto sei volte il massimo registrato ad aprile, alla media degli ultimi 30 anni.
L’allergia ai tempi della pandemia
I sintomi dell’allergia al polline sono starnuti, occhi che lacrimano e rinite. Ora il polline è molto allergenico delle piante di carpino nero e betulla, ha concentrazioni molto elevate. Il secondo picco per consistenza che si ha avuto è del 2012 per quanto riguarda la betulla e nel 2018 per il carpino nero. Elena Gottardini del Centro di Monitoraggio Aerobiologico della FEM di San Michele ha spiegato:
“Ora le concentrazioni dei pollini di carpino nero e betulla sono in diminuzione, ma restano ancora elevate e al di sopra della media”.
L’APSS ha ricevuto moltissime chiamate e richieste di informazioni da pazienti allergici, preoccupati per la loro allergia molto forte, soprattutto in questo periodo di pandemia. I pazienti allergici sono in allarme per la forza dei sintomi molto forti, persistenti e decisamente intensi rispetto a quanto vissuto fino ad ora. I problemi più comuni sono ostruzione nasale, congiuntivite, tosse ed asma. L’Università di Tor Vergata, ha spiegato che:
“Le condizioni che hanno determinato l’attuale stato dei parchi e delle aree verdi in città non aiutano, ovunque l’erba è alta e le specie ruderali, parietaria, lancuiuola hanno potuto colonizzare ampie porzioni delle nostre strade. Il forte aumento della temperatura e la persistente siccità potrebbero accorciare il periodo di fioritura.”
La preoccupazione dei pazienti, dipendono prevalentemente perché il picco dei pollini è coinciso con quello del Covid 19. Molti pazienti temevano di aver contratto il tanto temuto coronavirus. L’assenza di febbre ma soprattutto il placarsi dei sintomi con la corretta terapia farmacologia, ha aiutato gli esperti di distinguere tra le due patologie. Antonella Cristofori della Fondazione Edmund Mach, ha concluso dicendo che
“i pollini di graminacee persistono in concentrazioni alte ma sono in diminuzione. I pollini di urticacee tra i quali la parietarie sono in concentrazioni medie e in progressivo aumento”.