Distribuzione: Studio The European House Ambrosetti sugli impatti crisi Covid-19
Il lockdown e la chiusura delle serrande per mesi ha innescato una spirale recessiva senza precedenti, con il conseguente rischio di un elevato incremento del tasso di disoccupazione.
Il 20% dei punti vendita delle GSS non alimentari è a rischio chiusura causa coronavirus e si stima di
“fare perdere il posto di lavoro a un numero compreso tra 220mila e 380mila persone a seconda degli scenari”,
secondo le stime dello studio di The european house.
Claudio Gradara, Presidente di Federdistribuzione, ha sottolineato che
“una situazione così non ce la immaginavamo nemmeno nel peggiore degli incubi”.
I magazzini e le GSS non alimentari (Ovs, La Rinascente, Zara, Upim, Coin, etc.) sono stati travolti dalla tempesta perfetta,
“senza paradossalmente finire nell’elenco dei settori in crisi stilato dal Cura-Italia”.
I grandi brand del mondo del Retail e della distribuzione non alimentare italiana, che sono stati un po’ trascurati nei primi interventi del Governo, hanno lanciato il pressing sull’Esecutivo per riuscire a inserire nel Decreto Rilancio alcune misure di sostegno (dagli incentivi per la riduzione del costo degli affitti fino agli incentivi per i consumi).
Distribuzione in Italia: l’impatto della crisi coronavirus
Lo studio strategico-scenariale realizzato da The European House – Ambrosetti per Federdistribuzione analizza le implicazioni attuali e prospettiche della crisi Covid-19 sul settore della Distribuzione (alimentare e non alimentare).
Le due facce della crisi indotta dalla pandemia Covid-19 interessano:
- il lato della domanda: riduzione del reddito disponibile, drastica riduzione della domanda soprattutto in alcuni settori (ristorazione, turismo, leisure, etc.) e rallentamento e/o rinvio degli investimenti privati;
- il lato dell’offerta: interruzioni delle attività produttive in più settori e in diversi Paesi del mondo e rallentamenti delle supply chain.
A fine 2020 i ricavi totali del settore della Distribuzione diminuiranno tra il 20,5% e il 28,2%.
Particolarmente negativo sarà l’andamento dei ricavi delle imprese della Distribuzione non alimentare (-36,7%/-49,4%), mentre quelli delle imprese della Distribuzione alimentare subiranno un impatto più limitato (+0,7%/-3,1%), grazie all’aumento dei ricavi nei primi due mesi di lockdown (marzo e aprile 2020).