L’operaio pakistano che è stato ucciso a Caltanisetta ci ha rimesso la vita forse per una ribellione e per difendere altri connazionali.
Una storia particolare quella dell’operaio pakistano che è stato ucciso a coltellate da cinque connazionali, ora in manette.
Che cosa è successo al pakistano accoltellato?
Adnan Siddique aveva 32 anni ed era arrivato dal Pakistan da cinque anni per trovare un lavoro in Italia e sistemarsi. Secondo quanto si evince dai media locali e da TgCom, l’uomo lavorava come manutentore di macchine tessili.
La sua vita è stata presa da cinque suoi connazionali e la procura evidenza che Adnan potrebbe aver difeso altri pakistani dallo sfruttamento del caporalato nelle campagne siciliane. Il giovane operaio è morto dopo che gli sono state inferte numerose coltellate: quattro dei cinque assassini devono rispondere anche dell’accusa di favoreggiamento.
Adnan aveva abbandonato la sua terra per lavorare e aiutare la sua famiglia, grazie ai soldi che inviava loro ogni mese. Un uomo onesto che non sopportava gli sfruttamenti: questa sua indole, come si evince, lo ha portato alla morte.
Secono i carabinieri Adnan dopo aver ascoltato le lamentele dei suoi connazionali e vedendo come venissero sfruttati e non pagati, ha deciso di accompagnare uno di questi ragazzi a sporgere denuncia: da quel momento è iniziato l’incubo per l’uomo tra minacce, aggressioni sino alla sua morte.
I vicini di casa hanno udito delle urla, una richiesta di aiuta e poi il silenzio. Una lama da 30 centimetri lo ha ucciso dopo cinque coltellate ricevute. Tutti lo descrivono come una persona gentile, educata e sempre pronto a dare una mano al prossimo.