ISTAT, i “numeri” della crisi dei servizi educativi 0-6 anni
I servizi educativi per la prima infanzia (0-6 anni) stanno attraversando una grave crisi a causa dell’emergenza Covid-19.
Molte strutture scolastiche sono in ginocchio e c’è il rischio che fatichino a riaprire a settembre; inoltre, il futuro degli asili è a rischio per un’offerta già carente sul territorio.
Infatti, su questa crisi già pesava, ancor prima dell’emergenza Covid-19
“una carenza strutturale”
nell’offerta ben documentata dal report «Nidi e servizi educativi per l’infanzia» presentato dall’ISTAT in collaborazione il dipartimento per le Politiche della Famiglia e l’Università Ca’ Foscari di Venezia.
ISTAT: presentato il report “Nidi e servizi educativi per l’infanzia”
Il Report pubblicato nella sezione produzione editoriale dell’ISTAT è frutto dell’accordo di collaborazione tra il Dipartimento delle Politiche per la famiglia, l’ISTAT e l’Università Ca’ Foscari Venezia – Facoltà di Economia, per la diffusione e l’analisi dei dati sui servizi educativi per l’infanzia.
Il report fotografa la situazione alla fase di entrata in vigore dei provvedimenti.
Con la Legge n.107/2015 e il successivo Decreto legislativo n. 65/2017 gli asili nido e i servizi integrativi per la prima infanzia vengono ricondotti alla sfera educativa visto che hanno l’obiettivo di garantire la continuità dell’iter educativo e scolastico dai zero ai 6 anni.
Inoltre, viene istituito il “sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni”, indirizzato e coordinato dal MIUR.
A tale sistema viene riconosciuto un ruolo cruciale, non solo nel sostegno alla genitorialità, ma anche come strumento fondamentale nei percorsi di crescita del bambino.
Il report “Nidi e servizi educativi per l’infanzia” pone in evidenza un sistema di offerta in affanno, che non riesce a rispondere in tempi rapidi al mutato quadro socio-culturale e al concreto bisogno di servizi educativi ad elevati standard qualitativi su tutta la penisola.
Il report mostra la persistenza di importanti criticità:
- la coesistenza di situazioni di eccellenza in alcune zone, con situazioni di grave carenza in altre,
- una carenza strutturale nella disponibilità di servizi educativi per la prima infanzia rispetto al potenziale bacino di utenza (bambini di età inferiore a 3 anni),
- una distribuzione profondamente disomogenea sul territorio nazionale.
Asili nido: il punto di vista delle famiglie italiane
Dalla lettura integrale del Report “Nidi e servizi educativi per l’infanzia” è possibile fotografare il “punto di vista” delle famiglie italiane.
Nell’arco di poco più di un decennio il tasso di iscrizione al nido, in Italia, è cresciuto in maniera sensibile.
Se nel 2008 su un campione di bambini di 1.571.000 unità con età compresa tra 3 e 36 mesi risultava iscritto al nido il 17,7% di essi, l’anno successivo tale tasso è salito al 29,6% su un campione di 1.328.00022 unità.
La denatalità ha contribuito alla crescita del tasso di iscrizione riducendo il denominatore, ma la crescita degli iscritti è stata proporzionalmente maggiore del calo delle nascite.
Da report emerge che il tasso di partecipazione al nido aumenta per i bambini di tutte le fasce di età.
Comparando la media del triennio 2008-2010 e quello del triennio 2017-2019 si osserva un ringiovanimento del collettivo: la quota di bambini di età compresa tra 24 e 36 mesi è diventata il 60% rispetto al 64% del 2008-2010 a vantaggio delle fasce di età inferiori.
Asili nido, Premier Conte: “azzereremo rette”
Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in aula alla Camera illustrando le dichiarazioni programmatiche del Conte bis, ha annunciato un immediato intervento sugli asili nido.
“Rafforzare l’offerta e la qualità di un’educazione fin dal nido è un investimento strategico per il futuro della nostra società perché combatte le diseguaglianze sociali, che purtroppo si manifestano sin nei primissimi anni di vita”.
Il Governo Conte si adopererà, di concerto con le Regioni, per azzerare totalmente le rette per la frequenza di asili-nido e micro-nidi a partire dall’anno scolastico 2020-2021.
Inoltre, l’Esecutivo mira ad ampliare, contestualmente, l’offerta dei posti disponibili, soprattutto nel Mezzogiorno.