Economia italiana post emergenza Covid, rallentano i consumi del 30% a maggio
Nonostante l’allentamento delle misure di restrizione e il ritorno alla normalità i consumi sono ancora in forte calo.
Nel confronto annuo l’Indicatore dei consumi di Confcommercio (Icc) segnala un calo del 29,4%, un dato meno negativo se confrontato con il -47% di aprile ma che conferma “grandi difficoltà” soprattutto per i servizi legati alla fruizione del tempo libero.
Tra i settori più colpiti dalla crisi meritano menzione: tempo libero (-92%), alberghi, bar e ristoranti (-66%) e abbigliamento (-55%).
Come evidenziato dall’ISTAT nel report sui prezzi al consumo, nel mese di maggio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, abbia registrato una diminuzione dello 0,2% sia su base mensile sia su base annua.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona sono rallentati lievemente da +2,5% a +2,4%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto hanno registrato una variazione tendenziale nulla (da +0,8% di aprile).
Economia italiana post emergenza Covid-19: le stime del PIL
Negative anche le prospettive del PIL tricolore: nel secondo trimestre è stimato ridursi del 17,4% rispetto al primo trimestre e del 21,9% nel confronto annuo.
Considerando aprile come il punto di minimo congiunturale seguito dalla graduale ripresa delle attività a partire da maggio, l’Ufficio studi di Confcommercio stima per giugno una crescita del Pil, al netto dei fattori stagionali, del 4,7% rispetto a maggio, dato che porterebbe ad una decrescita del 17,2% rispetto allo stesso mese del 2019.
Confindustria ha rivisto al ribasso le previsioni sull’andamento del Pil italiano 2020. Secondo l’ultima congiuntura pubblicata dal Centro studi dell’associazione, l’Italia chiuderà l’anno 2020 con una contrazione del prodotto interno lordo pari al 9,6% rispetto al 2019.
Nella stima precedente, diffusa il 31 marzo, si parlava ancora di un -6%.
Il Centro studi Confindustria spiega che
“la pesante revisione al ribasso”
sul 2020 è dovuta ad
“un più forte calo della domanda, domestica ed estera, che frena anche l’attività delle imprese autorizzate a riaprire”.