Parco nazionale d’Abruzzo, tre orsi bruni salvati da maltrattamenti e dal circo

Tre orsi bruni ora si godono la libertà nel Parco Nazionale d’Abruzzo, salvati da maltrattamenti e lavoro nel circo.

orsi salvati circo

Tre orsi bruni Greta, Brumo e Nita ora si godono la libertà nel Parco Nazionale d’Abruzzo, finalmente liberi e salvati dopo anni di maltrattamenti nel circo. Arrivano dalla Lituania e più precisamente da Joniškis, riuscendo ad arrivare in modo graduale a poter essere reinseriti nel loro habitat. Ora saranno curati e monitorati da esperti veterinari.

Il percorso degli orsi

Greta, Brumo e Nita sono i protagonisti della nostra storia: il maschio ha circa 10-15 anni, mentre una delle femmine è anziana vicina ai 30 anni e l’altra ha pressappoco 10 anni. Sono stati sequestrati dal Ministero dell’Ambiente Lituano ad un circense che li maltrattava e li faceva esibire. Non avevano acqua, cibo, speso erano in recinti senza finestre o arrugginiti. Ora la loro libertà dipende esclusivamente da alcune associazioni, istituzioni istituzionali, italiane ed europee, che hanno collaborato.

A novembre 2019 era stato salvato un altro orso, che era detenuto illegalmente. In quel momento grazie al team veterinario dell’Associazione italiana “Salviamo gli Orsi della Luna”, si è potuto scoprire anche la storia di Greta, Brumo e Nita.

Si è mossa una macchina internazionale che è partita curando gli orsi e microchippandoli. Sono state dunque avviate le pratiche burocratiche, per portarli in Italia. Nelle repubbliche baltiche è molto comune detenere gli orsi per spettacoli circensi o da sfoggiare in zoo anche privati. Solo nel 2017 si è deciso di tutelare questi animali con un’apposita normativa, che ha portato ad un miglioramento progressivo delle condizioni di questi animali.

La futura vita di questo trio

Greta, Brumo e Nita per evitare incontri con l’orso marsicano, verranno presto sterilizzati e lasciati in un’enorme area recintata solo per loro nel Centro Visite di Pescasseroli. La scelta si è resa necessaria come spiegato dal Parco:

“La risposta, purtroppo, è molto semplice dopo anni passati in cattività e a stretto contatto con l’uomo, non potrebbero sopravvivere in alcun modo. L’alternativa ad una loro custodia in un centro faunistico adeguato e dignitoso potrebbe essere solo e soltanto la loro soppressione”.

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