Secondo un recente studio, nel mare che bagna l’Asia, sono finiti circa 200.000 tonnellate di plastica europea, incrementando l’inquinamento della zona.
Secondo un recente studio, nel mare d’Asia sono finiti circa 200.000 tonnellate di rifiuti di plastica europea, facendo incrementare il forte inquinamento della zona. I materiali recuperati provengono da Regno unito e paesi della UE, Svizzera e Norvegia. Questo rende peggiore la situazione asiatica e mette a rischio molte coste.
I risultati dello studio
Lo studio è stato svolto dell’Università di Limerick. Possiamo leggere che il 46% dei rifiuti di plastica differenziata in Europa, viene esportato al di fuori del paese di produzione. Solitamente lo spostamento avviene verso un paese che non smaltisce correttamente, dando il nostro contributo all’inquinamento oceanico. Il coautore dello studio David Styles ha spiegato che:
“Dato che viene esportata una mole così grande di rifiuti destinati al riciclo, con scarsa tracciabilità a valle, questo studio suggerisce che fino al 31% della plastica esportata non è stata effettivamente riciclata”
Secondo i dati raccolti e osservati dall’1% al 7% dei rifiuti plastici europei viene esportato e gettato in mare. Questo solo nel 2017, vedendo che tra le 32.115 e le 180.558 tonnellate di plastica europea di polietilene è finita in mare. Questo materiale è quello maggiormente usato in Europa.
Regno Unito, Slovenia e l’Italia secondo lo studio, stanno esportando una quota maggiore di plastica all’estero lontano dall’Europa. Questa loro plastica per lo più si tratta di rifiuti di plastica riciclabile, che finisce per essere detriti oceanici. Si alimenta in questo modo la creazione delle microplastiche, che uccide pesci e tartarughe marine distruggendo la biodiversità. A dircelo è l’autore principale dello studio George Bishop:
“I risultati indicano un importante e precedentemente non documentato percorso di detriti di plastica che entrano negli oceani, che avrà notevoli impatti ambientali e sociali sugli ecosistemi marini e sulle comunità costiere”.
L’invito è quello di continuare a riciclare, ma gestire i rifiuti in maniera più oculata.