Silvia Romano, l’attivista liberata in Kenya, racconta di come il velo la faccia sentire davvero libera. Le sue parole nella prima intervista dopo settimane
Silvia Romano parla per la prima volta del suo rapporto con il velo e con Dio, ecco le parole dell’attivista italiana liberata in Kenya.
Per Silvia Romano il velo è libertà
Da quando ha fatto rientro in Italia, la giovane Silvia Romano, attivista rapita in Kenya nel 2018, molto si è parlato a riguardo della sua conversione.
in molti hanno ipotizzato che la ragazza fosse stata costretta a convertirsi e ad indossare il velo ma ora è lei stessa a charire la situazione.
Silvia, che al suo rientro in Italia ha comunicato di voler essere da ora in poi chiamata “Aisha”, ha affidato le sue parole alla testata online “La Luce” diretta da Davide Piccardo.
Al sito, che si occupa di dar voce alle moschee della zona milanese e brianzola, Silvia ha raccontato di essersi convertita durante la prigionia e di aver vissuto ciò come un miracolo.
La Romano ammette che prima del rapimento non era credente e che nel primo periodo della sua prigionia ebbe molti dubbi e paure.
Timori che la scoperta del Corano e degli insegnamenti contenuti l’hanno profondamente cambiata come riporta Il Sussidiario.
La giovane attivista passa poi a spiegare il suo rapporto con il velo che indossa e che rappresenta per lei la vera libertà di una donna.
“Per molti la libertà della donna è sinonimo di mostrare le forme”
Silvia spiega infatti come lei abbia “aperto gli occhi” su quella che ora considera un’imposizione della società a mostrarsi.
“Io pensavo di essere libera prima ma subivo un’imposizione della società”
L’attenzione mediatica tra curiosità e minacce
Per Silvia dunque essere libera è poter indossare il velo se lo vuole. E lei si dice convinta.
Sempre nell’intervista la Romano spiega come si sia sentita offesa e duramente attaccata proprio per il suo modo di vestirsi al suo rientro in Italia.
“Sono stata oggetto di attacchi ed offese molto pesanti”
Per tali minacce, è stata anche disposta nei primi giorni dopo il suo rientro la sorveglianza 24 ore su 24 al suo domicilio.