Riscaldamento domestico, dovrà subire una trasformazione, diventando più sostenibile e non più un inquinatore invisibile.
Il riscaldamento domestico è tra le cause di maggior inquinamento atmosferico. Questo è confermato da diversi studi, tra cui quello dall’ISPRA, che afferma che esso sia la voce più pesante (38%) per quanto riguarda la produzione del particolato PM 2,5, insieme agli allevamenti intensivi di animali (15,1%).
Un inquinatore invisibile
Spesso lo ignoriamo come fonte d’inquinamento, perché poco visibile, proprio come ha spiegato da Riccardo Bani, Presidente dell’Arse, Associazione Riscaldamento Senza Emissioni.
“Oltre il 60% del monossido di carbonio e delle polveri sottili presente nelle aree urbane sono attribuibili al riscaldamento.”
Possiamo dire che il riscaldamento è un settore in stallo, senza alternative o quasi ai combustibili fossili. Il riscaldamento deriva all’81% dai combustibili fossili, rinnovabile dal 19%, biomasse solide al 14% (pellet, cippato, legna) e solo il 5% è a zero emissioni. Questo modo di riscaldarci contribuisce grandemente alla creazione di polveri sottili.
Esiste un modo per avere riscaldamento domestico sostenibile puntando soprattutto alla
“geotermia a bassa entalpia applicata alle pompe di calore ad alta temperature ed elevata efficienza. Che vuol dire, grazie alle pompe di calore di nuova generazione e alla loro tecnologia, prelevare il calore a bassa temperatura (tra 10 e 15 °C) direttamente dalla natura (acqua di prima falda o terreno) e portarlo ad alte temperature».
Questa tecnologia ben si adatta alla tecnologia più diffusa cioè i radiatori usati nel 90% delle abitazioni. Si potrebbe sostituire la caldaia con una pompa di calore che consuma 70-80 unità di energia termica dall’acqua 20 – 30 unità di energia elettrica per ottenere 100, contro le 105 usate delle caldaie efficienti e le 120 di quelle più vecchie.
“In termini ambientali: assumendo una diffusione della tecnologia nel 10 % degli edifici potremmo ottenere una riduzione di emissioni di CO2 pari a 10,5 milioni di tonnellate all’anno».
Anche risparmio economico
Bani ha proseguito dicendo che questo porta anche a benefici economici. Il riscaldamento rappresenta la terza voce di costo nel budget familiare, preceduto dalla spesa per l’abitazione e quella alimentare.
”Il ricorso alla geotermia nel settore del riscaldamento porterebbe innanzitutto a eliminare il combustibile fossile dall’abitazione aumentando l’autosufficienza energetica e ridurrebbe la spesa per riscaldamento del 50%-75%. Sempre assumendo una diffusione del 10% di cui parlavamo prima, il risparmio economico per le famiglie potrebbe essere di 3,8 miliardi di euro all’anno.”
Inoltre i benefici sarebbero anche per l’economia nazionale, avendo maggior stabilità, dipendendo sempre meno dalle importazioni di combustibili fossili. Infine, si avrebbero minori costi sanitari, dovute alle spese per curare i malati grazie all’inquinamento atmosferico
“L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che in Europa i costi economici associati all’inquinamento atmosferico siano circa il 10% del PIL.”