Ammortizzatori sociali: attuale quadro e “punti di debolezza”
Dopo continui ritardi e polemiche, il Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo ha annunciato che è pronta a revisionare l’attuale sistema, riformato nel 2015.
L’emergenza coronavirus ha reso evidenti tutti i limiti dell’attuale sistema di ammortizzatori sociali, ridisegnato nel 2015, per gestire crisi “ordinarie”, e costretto ad affrontare situazioni “straordinarie”.
Di qui la scelta del ministero del Lavoro, Nunzia Catalfo, di istituire una commissione ad hoc e aprire ufficialmente il cantiere di riforma dei sussidi.
Attualmente la cassa integrazione può durare da 24 mesi nell’arco di un quinquennio mobile, a 36 mesi in casi determinati.
L’attuale Governo ha già apportato degli aggiustamenti: ha reintrodotto la Cigs per cessazione e la Cig in deroga, allargandola anche alle imprese sotto i 5 addetti.
Troppi strumenti con regole diverse alla base degli attuali problemi e ritardi nell’erogazione dei sussidi ai lavoratori in difficoltà.
Sono previsti dei fondi bilaterali, la nuova indennità di disoccupazione Naspi e tutele specifiche per collaboratori (Dis-coll).
Durante l’emergenza Covid-19 sono emersi evidenti ritardi, eccessiva burocratizzazione e difficoltà gestionali da parte delle istituzioni.
Cassa integrazione in deroga che stenta a non arrivare e duri scontri tra Regioni e l’Inps.
In un comunicato della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome si legge:
“non sono certamente imputabili alle Regioni, che stanno lavorando a pieno organico per autorizzare le domande e trasmetterle all’Inps, bensì ad un meccanismo che si fonda su regole previste per situazioni ordinarie e che pertanto comporta tempi non conciliabili con una situazione di emergenza e straordinarietà quale è quella che stiamo vivendo”.
Come riportato da Repubblica il procedimento è estremamente complesso e prevede un accordo delle Regioni con i sindacati, una istruttoria regionale, la trasmissione all’Inps, una istruttoria Inps e l’accredito.
Procedura che ha messo in crisi il sistema, come denunciato anche dai Consulenti del Lavoro, che hanno più volte chiesto una semplificazione e snellimento procedurale.
Ammortizzatori sociali fino alla fine del 2020 e revisione della Naspi
Fino al 31 dicembre 2020 potrebbero essere prorogati gli ammortizzatori sociali per i lavoratori inseriti nel turismo, commercio e servizi.
Nodo cruciale è la Naspi che deve essere revisionata visto che la “vecchia” Aspi offriva maggiori garanzie e coperture ai lavoratori stagionali.
Le linee guida della revisione degli ammortizzatori sociali sono state annunciate dalla sottosegretaria Pd al Lavoro, Francesca Puglisi e dalla stessa ministra Catalfo.
Gli obiettivi riformistici sarebbero almeno tre:
- facilitare i processi di rigenerazione territoriale e riconversione industriale;
- assicurare continuità occupazionale nella gestione delle crisi aziendali;
- evitare che si intervenga in maniera frammentaria.
Per affrontare le crescenti sfide che pone il mercato del lavoro nell’era post-Covid,
“serve un vero e proprio cambio di paradigma: dobbiamo ripensare gli ammortizzatori sociali, uscendo dalla logica del mero sostegno economico “passivo”.
La finalità è quella di porre al centro delle politiche la formazione del lavoratore e le misure volte al fine di assicurare l’occupabilità e un tempestivo riposizionamento sul mercato stesso in caso di uscita del lavoratore.
Ammortizzatori sociali: gli interventi allo studio
La proposta di alcuni studiosi è quella di introdurre un ammortizzatore unico. Sul fronte della cassa Integrazione M5S e Pd parlano di rivedere il meccanismo delle proroghe e di “ammorbidire” il quinquennio mobile introdotto dalla precedente normativa del 2015.
Inoltre, il Governo discute sull’allungamento dell’attuale Cassa Integrazione Covid-19 almeno fino alla fine del 2020. La proroga della CIG dovrebbe interessare le aziende che ne hanno veramente bisogno e che hanno subito un netto calo del giro d’affari.
In questo modo, le imprese in reale difficoltà potranno contare fino a ulteriori 18 settimane di ammortizzatore Covid-19, per arrivare a fine anno.
Le altre aziende potranno utilizzare gli strumenti ordinari (Cigo e Cigs), mentre per quelle che rinunciano alla Cig Covid-19, e fanno quindi rientrare a pieno ritmo i lavoratori, potrebbero beneficiare di una forma di decontribuzione di 2-3 mensilità, a condizione però che non licenzino per i successivi 6-9 mesi.