Sull’omicidio del pizzaiolo accoltellato a Catania nel 2016 arriva l’arresto dei due mandanti che fecero uccidere il 27enne Dario Chiappone.
Dario Chiappone è morto per un movente passionale ed ora la Procura di Catania fa luce anche sui mandanti dell’omicidio del pizzaiolo accoltellato con efferatezza.
Il caso del pizzaiolo accoltellato a Catania
Una vicenda terribile quella che riguarda il pizzaiolo di Riposto nel 2016 ed ora arrivano le risposte ai maggiori interrogativi: chi e perché uccise Dario Chiappone?
Il 27enne venne ucciso in provincia di Catania ad ottobre 2016 e la maniera in cui perse la vita fu particolarmente efferata: ben 16 fendenti alla gola ed al torace.
Il suo corpo fu ritrovato il 31 ottobre ed in primo grado i giudici della Corte d’Assise presieduta da Sebastiano Mignemi ritennero colpevoli di omicidio Agatino Tuccio e Salvatore Di Mauro.
I due uomini furono gli esecutori materiali e furono condannati all’ergastolo il primo e a 23 anni il secondo che risulta ancora latitante.
Purtroppo per quanto concerneva i mandanti della mattanza, si sono addensate ombre fino ad oggi.
Svolta nelle indagini: chi voleva morto Dario Chiappone?
Come riporta Il Corriere le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Catania, ha fatto luce sul movente dell’omicidio.
Le ragioni di una morte così efferata sarebbero da ricercare in un movente passionale: Dario pare amasse la donna sbagliata.
Il giovane pizzaiolo di Riposto infatti aveva una relazione con la compagna di Paolo Censabella. Costui coinvolse Benedetto la Motta, affiliato al clan mafioso dei Santapaola-Ercolano.
La Motta e Censabella sarebbero i mandanti dell’omicidio e la svolta sarebbe arrivata grazie al ritrovamento da parte dei Ris delle impronte digitali di La Motta sul luogo dell’omicidio.
Il Nucleo Provinciale dei Carabinieri di Catania che hanno affiancato la Procura nelle indagini sono infine giunti all’arresto questa mattina dei due 62enni.
Per loro il Gip aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare.
La Motta e Censabella sono accusati di concorso in omicidio con in aggiunta l’aggravante della crudeltà e premeditazione.