Piacenza, le dichiarazioni dell’uomo che ha incastrato i carabinieri

L’operazione che ha portato all’arresto dei carabinieri di Piacenza ha avuto successo anche grazie a Hamza Lyamani.

Carabinieri PiacenzaTorniamo a parlare della terribile storia legata ai carabinieri di Piacenza. Nello specifico parleremo di Hamza Lyamani, un 26enne marocchino senza cui, probabilmente, l’inchiesta non avrebbe avuto inizio.

La denuncia del 26enne

Stanco dei continui ricatti attuati dall’associazione a delinquere, Lyamani, ha trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri di Cremona e in special modo al suo comandante, Rocco Papaleo. Quest’ultimo, infatti, conosceva bene la caserma di Piacenza, dato che è stato alla guida del loro nucleo investigativo per dieci anni. Di conseguenza, dopo aver ascoltato la deposizione del ragazzo ed essersi accertati delle dichiarazioni, è scattata l’inchiesta che ha portato alla luce l’intera faccenda.

Lyamani e la conoscenza con Montella

Lyamani conosceva Montella, l’uomo ritenuto a capo dell’organizzazione, già da diversi anni. Quest’ultimo, infatti, nel 2010 lavorava come preparatore atletico nella squadra dilettantistica dove militava anche il ragazzo. Successivamente la strada dei due si ricongiungerà 6 anni dopo in caserma. Lyamani, infatti, stava per essere arrestato per spaccio di stupefacenti. Fu in quel momento che Montella colse la palla al balzo e decise di chiedere la collaborazione dello spacciatore.

“Mi disse che se avessi avuto qualche operazione cotto e mangiato, ossia senza svolgere indagini lunghe, una parte del denaro e dello stupefacente poteva essermi data quale compenso. la mia parte, nel caso di informazione positiva, sarebbe stata pari al 10%”

Per i successivi 3 anni, fino al 2019, Hamza ha continuato a lavorare per Montella anche per farla pagare agli altri spacciatori che l’avevano fatto finire in galera. Purtroppo però quando quest’ultimo, stanco della situazione, cercò di tagliarsi fuori Montella lo aggredì.

“Ad un certo punto volevo smetterla e ho cominciato a ribellarmi e mi hanno spaccato il naso due volte, in caserma. Lì in via Caccialupo c’era un via vai di gente come se fosse un negozio. Un giorno mi dissero ‘se vai a dire ancora cose in giro (parlavo con gli altri informatori ai quali dicevo le mie perplessità) o ti mettiamo la droga in tasca e vai in carcere o ti buttiamo nel Po in una valigia”.

 

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