Nel ’91 commise uno dei delitti più efferati nella storia di questo Paese. Nonostante ciò, fino allo scorso anno Pietro Maso percepiva il reddito di cittadinanza.
Secondo il legale di Pietro Maso, il sussidio dovrebbe essere stato sospeso per la gravità della sua vicenda giudiziaria.
L’omicidio dei genitori
Era il 17 aprile del 1991 quando il piccolo paesino di Montecchio di Crosara, in provincia di Verona, venne sconvolto da un efferato omicidio.
I coniugi Antonio Maso e Rosa Tessari furono trovati morti nella loro abitazione dal figlio Pietro e da un vicino di casa.
La versione di un furto finito male, con la villetta messa a soqquadro, non convinse mai del tutto gli inquirenti.
Le indagini si concentrarono sul figlio della coppia, Pietro. Il giovane aveva atteso i genitori, insieme a 3 complici.
I 3 avevano massacrato Antonio e Rosa a colpi di padelle poi li avevano finiti strangolandoli. Il movente di quell’efferato delitto era l’eredità dei genitori, con cui Pietro Maso avrebbe voluto coprire i suoi debiti.
La sentenza viene emessa il 29 febbraio 1992. Pietro Maso viene condannato a 30 anni e 2 mesi di reclusione; i suoi complici, Cavazza e Carbognin, sono condannati a 26 anni ciascuno.
Il reddito di cittadinanza
Come riporta il settimanale Oggi, Pietro Maso avrebbe percepito il reddito di cittadinanza. La lista in cui compare l’omicida di Antonio e Maria Rosa Maso risale alla fine del 2019.
Dopo le verifiche del caso, il sussidio statale potrebbe però essere stato sospeso visto che Maso è stato interdetto “in perpetuo” dai pubblici uffici.
Secondo i parametri della legge, quelli che non possono percepire il reddito di cittadinanza sono quelli che hanno precedenti penali per reati legati alla criminalità organizzata, al terrorismo o per truffa ai danni dello Stato.
L’omicida di Montecchio non rientra in nessuna di queste categorie, ma è stato comunque interdetto dai pubblici uffici.