Secondo i calcoli dellʼAssociazione artigiani e piccole imprese CGIA lʼincremento dei soldi versati allʼErario è stato del 47,4% in più contro la crescita del 43,9% del Pil nazionale nello stesso periodo.
È quanto calcolato dalla CGIA di Mestre: in venti anni le entrate tributarie sono aumentate di 166 miliardi di euro.
Se nel 2000 l’erario e gli enti locali avevano incassato 350,5 miliardi di euro, dopo nove anni il gettito, a prezzi correnti, è salito a 516,5 miliardi.
In termini percentuali si tratta di una crescita pari al 47,4% in un ventennio, 3,5 punti in più rispetto all’incremento registrato nello stesso periodo dal PIL nazionale: +43,9%.
Nell’analisi dell’associazione degli artigiani, a questo aumento di risorse disponibili per lo Stato non ha fatto seguito un miglioramento dei servizi pubblici.
Il coordinatore dell’Ufficio studi, Paolo Zabeo, ha commentato:
“Questo maxi prelievo ha impoverito il Paese, provocando, assieme alle crisi maturate in questo ventennio, una crescita dell’Italia pari a zero che nessun altro paese del resto d’Europa ha registrato”.
Prelievo fiscale, aumenti tasse locali e centrali
Facendo una disamina più dettagliata negli ultimi 20 anni le tasse locali sono incrementate del 37,1%, mentre quelle incassate dall’amministrazione centrale sono cresciute del 49,3%.
Da parte delle Regioni ed enti locali i contribuenti hanno subito un aggravio di 20,3 miliardi, mentre il peso del Fisco è salito di 145,7 miliardi.
CGIA, si torna a parlare di autonomia differenziata
La CGIA spinge perché si torni a parlare di autonomia differenziata:
“In questi ultimi anni il tema dell’autonomia differenziata è stato vissuto come una contrapposizione tra Nord e Sud del Paese, invece, è una partita che si gioca tra il centro e la periferia dello Stato”,
sottolinea Zebeo.
C’è chi vuole un’Amministrazione pubblica che funzioni meglio e abbia minori oneri e chi difende lo status quo.
Il trasferimento delle funzioni e delle competenze potrebbe comportare la perdita di potere e legittimità.
“E per conservare posizioni che non sono più difendibili, i proponenti di questa riforma sono stati accusati di voler impoverire ulteriormente le realtà territoriali più in difficoltà del Paese”,
conclude il coordinatore dell’Ufficio studi.