Dopo aver commentato i dati non confortanti ma prevedibili del 2° trimestre, il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri tenta una stima. Fa le sue previsioni 2020 per il crollo del PIL in Italia.
La crisi economica seguita al lockdown fin dove spingerà la recessione? E’ una domanda urgente a cui Gualtieri ha voluto rispondere.
Crollo del PIL in Italia: dati del 2° trimestre e previsioni 2020
Il secondo trimestre 2020 ha registrato un crollo del -12,8% rispetto al trimestre precedente. La stima preliminare era del -12,4%. Il prodotto interno lordo diminuisce del -17,7% rispetto al secondo trimestre 2019. E’ il peggior calo mai registrato dal 1995.
Nel mese di aprile, in piena emergenza Coronavirus, il governo aveva stimato un crollo del PIL in Italia dell’8%.
Oggi, il ministro dell’Economia Gualtieri afferma che nel 2020 l’economia italiana potrebbe crollare superando gli 8 punti percentuali. Insomma, andrà peggio del previsto seppure non di molto.
Nonostante la cattiva notizia, è ottimista. Si attende “un forte rimbalzo” nel terzo trimestre: sono alcuni indicatori a suggerirlo come quello dell’occupazione.
Tutti i previsori che indicavano -11, -12, -13% dimostrano che l’Italia sta facendo meglio del previsto.
Crollo PIL e Segnali di ripresa
Se si chiude l’economia il Pil crolla. I dati pessimi del 2° trimestre registrano il crollo di aprile ma a maggio/giugno la produzione industriale ha segnato una ripresa. Un altro segnale positivo riguarda l’occupazione: a luglio gli occupati sono saliti di 85.000 unità.
Al di là di previsioni e stime, la vera sfida dell’Italia è riprendersi al più presto da questo choc dovuto al Covid-19. Per riuscirci, il numero dei contagi deve essere tenuto sotto controllo.
Le procedure Cig si sono rivelate, invece, un errore. Si sarebbe dovuto cambiare subito il meccanismo per la cassa integrazione in deroga, troppo lente. Poi, sono state cambiate e si è verificato qualcosa di inedito: la cassa copriva tutte le categorie di lavoratori.
A quando le prime risorse del Recovery Fund?
Gualtieri ha accennato anche al MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, dicendo che il ricorso a questo strumento sarà valutato al momento opportuno. Consente di ricevere prestiti a tasso zero, di risparmiare in termini di interessi diversi miliardi come parte del Recovery Fund.
Il Recovery Fund consentirà all’Italia di ricevere 209 miliardi di euro. Quando succederà? Gualtieri risponde: nei primi mesi del 2021 come anticipo.
Il Recovery Fund non potrà finanziare la riforma fiscale ma può far crescere il Pil dando modo alle riforme di andare a regime.
La strategia per la riforma fiscale
Le risorse per la riforma fiscale arriveranno dal contrasto all’evasione e dalle agevolazioni fiscali (riduzione delle tax expenditure).
La riforma fiscale, secondo quanto spiega Gualtieri, si basa su due pilastri: primo, continuare il cuneo fiscale, ridurre l’Irpef sul lavoro per aumentare i salari e gli stipendi, secondo, sostenere l’innovazione dell’assegno unico per supportare le famiglie e la genitorialità.
«La riforma fiscale ha due grandi pilastri, proseguire sulla strada del cuneo fiscale riducendo l’Irpef sul lavoro per aumentare salari e stipendi e ridurre il costo del lavoro; secondo, sostenere l’assegno unico che è lo strumento più potente per sostenere la genitorialità e la famiglia»,
commenta il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri su Rai Tre, aggiungendo che la riforma
«deve essere autofinanziata, con la riduzione delle tax expenditures e il contrasto all’evasione fiscale, c’è molto spazio».
Confindustria: risposta non adeguata da parte del Governo
Gli interventi d’urgenza adottati dal Governo, per far fronte all’emergenza pandemica
“non delineano ancora una risposta adeguata alle esigenze congiunturali e a quelle di ripresa e di crescita”,
sottolinea il direttore generale di Confindustria, Francesca Mariotti.
«La frammentazione degli interventi, i numerosi provvedimenti attuativi non ancora adottati e l’assenza di una chiara visione di fondo, minano l’efficacia delle misure introdotte rispetto a un sistema economico la cui tenuta complessiva è messa a dura prova dalla crisi”.
Tali carenze rischiano di avere pesanti ripercussioni su cittadini e imprese.