Ci sono circa mezzo milione di nutrie, un problema ignorato ma che deve trovare una soluzione. L’ANBI lancia l’allarme.
L’Associazione dei consorzi di bonifica – ANBI Emilia-Romagna ha lanciato un vero e proprio allarme, denunciando i molti danni che le nutrie stanno causando e chiede che finalmente si trovi un modo per eradicare questo roditore alloctono dal territorio della regione.
I problemi nella regione del Grande Fiume
Le nutrie provengono dal Sudamerica e vennero importate per la loro pelliccia detta di castorino, per poi essere liberate quando il loro uso per l’abbigliamento non fu più consentito.
Da allora libere in natura e senza i loro predatori naturali, si sono riprodotte senza freni. Si stima che soltanto nei bacini dell’Emilia-Romagna potremo avere una popolazione di nutrie che può aver superato il mezzo milione di esemplari.
Questa presenza provoca moltissimi danni, che hanno un costo rilevante. Per quelli diretti si parla di ben 3,2 milioni di euro, mentre per gli indiretti si arriva a parlare di diverse decine di milioni.
Il potenziamento del rischio idrogeologico
Oltre ai danni economici si deve parlare anche del rischio idrogeologico che la presenza incontrastata delle nutrie provoca. Riescono a danneggiare le strutture della rete di bonifica, creando danni per l’agricoltura.
I danni alla rete di bonifica sono ingenti e sparsi sugli oltre 20.000 chilometri di canali, alcuni dei quali possono estendersi anche zone extra regionali.
Le nutrie sono in grado di provocare rotture, malfunzionamenti o interruzioni di servizio che portano a dei costi indiretti molti alti. L’AMBI afferma che
“Sarebbe dunque auspicabile un’azione energica e coordinata per attivare al più presto un contenimento di questa specie su ampia scala”.
L’ente ricorda che la nutria dalle norme è classificata come animale nocivo alloctono cioè non appartenente al nostro ecosistema. La legge punta ad eradicare quest’animale ma fino ad oggi, nulla di concreto è stato fatto.