Tesoro, BTp ventennale: è boom di richieste, ecco perché conviene

Il Tesoro colloca un BTp ventennale attraverso un gruppo di banche ed è subito boom di richieste da parte degli investitori.

tesoro BTp

In fin dei conti in una situazione di emergenza pandemica e di incertezza c’era da aspettarselo: gli investitori hanno grande appetito per i titoli di Stato italiani.

Il risultato è anche superiore alle attese: dopo aver annunciato l’emissione di un nuovo BTp di durata ventennale ieri le banche incaricate del collocamento (Credit Agricole, Deutsche Bank, Goldman Sachs, Intesa Sanpaolo e Jp Morgan) avevano raccolto tra gli investitori una domanda pari a 84 miliardi di euro.

Se si prevedeva un rendimento pari a 12 centesimi, nelle ore successive il premio è stato limato a 9 centesimi e alla fine a 7.

Il BTp ventennale è stato emesso con un tasso d’interesse annuo dell’1,82%.

Investire in BTp ventennali: ecco le ragioni

Gli investitori sono ottimisti e mostrano appetito nei confronti del BTp ventennale emesso dal Tesoro.

JP Morgan, una delle banche incaricate del collocamento, guarda con ottimismo l’acquisto di BTp a scapito dei Bund tedeschi.

Bisogna tenere conto del fatto che ora che l’Euro sta salendo, qualsiasi prospettiva di allentamento della politica monetaria è di supporto alla performance dei titoli di Stato.

Si deve poi valutare anche il rischio politico: JP Morgan indica la caduta del Governo italiano come uno dei due fattori di pericolo per i titoli di Stato.

Ma, dato che JP Morgan considera basse le probabilità che il Governo cada davvero, questo rischio di natura politica diventa un elemento di sostegno per i BTp.

«Un aumento dello spread a cavallo del voto a causa dell’aumento dell’incertezza politica è un’opportunità per comprare»,

sottolinea la banca americana.

La BCE assumerà un ruolo da “interventista” visto che i soldi saranno investiti in BTp: dalla fine del corrente anno scadranno BTp e CcT per circa 60 miliardi di euro e la liquidità potrà essere reinvestita, sostenendo la domanda.

Poi sarà la volta dei fondi europei del Sure (27 miliardi) e anche quelli del Mes (36 miliardi): questo ridurrà la pressione sul Tesoro per emettere titoli.

 

 

 

 

 

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