La Guardia di Finanza ha preso in sequestro diversi cellulari fra cui quello del governatore della Lombardia, Attilio Fontana.
La procura di Milano ha richiesto i cellulari ai protagonisti dell’Inchiesta sui camici e le mascherine. Tra gli indagati spicca il nome di Attilio Fontana, l’attuale governatore della Lombardia.
Fontana avrebbe cancellato ogni sua traccia nella vicenda
Oltre alla richiesta dei cellulari, la Procura, tramite una nota, ha confermato il coinvolgimento di Fontana nell’inchiesta. A complicare ulteriormente la situazione del governatore, come recita la nota, l’evidente volontà del politico di non lasciare traccia del suo operato.
Nella richiesta presentata dai Pm, inoltre, è presente una discussione tra il cognato di Fontana, Andrea Dini, amministratore di Dama S.p.a., e sua sorella. In questa nota, Dini, recita come l’ordine dei camici fosse stato effettuato ma che non fosse il caso di dirlo al cognato.
Le ipotesi sui fratelli Dini
Secondo gli inquirenti, infatti, tra i due fratelli c’era piena consapevolezza del conflitto d’interessi nel caso della fornitura dei camici. Inoltre, i due avrebbero pensato anticipatamente a cosa dichiarare per darsi un alibi e proteggersi dalle polemiche, ossia “strumentali donazioni di mascherine”.
Questo uno dei messaggi intercettati tra Andrea Dini e un responsabile della sua azienda:
“Dobbiamo donare molte più mascherine se ci rompono per le forniture di camici causa cognato noi rispondiamo così”
Come predetto, quindi, gli inquirenti hanno sequestrato i cellulari dei sospettati tra le polemiche di Fontana che ha definito questa pratica troppo invasiva. Successivamente i file sono stati girati alla Guardia di Finanza la quale ha scoperto una certa attenzione anche da parte della moglie di Dini per l’azienda di famiglia. Inoltre, al primo ordine andato in porto, da circa 500 mila euro, ne sarebbero seguiti altri che avrebbero portato nelle casse della Dama altri 2 milioni e 700mila euro.