A pochi giorni dall’inizio del processo, l’ex ministro dell’Interno assicura che non chiamerà il premier.
L’udienza preliminare, in cui si deciderà se Salvini dovrà essere processato per sequestro di persona, si terrà il prossimo 3 ottobre.
Il caso Gregoretti
Sta per partire il processo sul caso Gregoretti a carico dell’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
L’accusa per il leader della Lega è di sequestro di persona. Lo scorso luglio fu impedito lo sbarco immediato di 131 migranti tratti in salvo dalla nave Gregoretti.
L’allora Ministro dell’Interno bloccò lo sbarco per 4 giorni. Un’attesa che, come spiegò lo stesso Salvini, non fu solo per cercare di trovare un accordo sulla ricollocazione dei naufraghi a bordo della Gregoretti, ma anche per via di una segnalazione fatta dal governo tedesco.
La Germania aveva infatti lanciato una sorta di allarme, segnalando la presenza a bordo della nave che aveva soccorso i migranti di 2 soggetti potenzialmente pericolosi, che furono poi arrestati al termine delle operazioni.
Le parole di Matteo Salvini
L’udienza preliminare del processo si terrà il prossimo 3 ottobre, quando in aula di Tribunale si dovrà decidere se processare Matteo Salvini per sequestro di persona.
Come riferisce anche Fanpage, il leader della Lega ha annunciato di non voler convocare il premier Giuseppe Conte, nonostante la sua parola possa essere chiarificatrice sulla vicenda.
“Basta Una sola parola pronunciata da Conte per spiegare cosa è successo. È la parola poi. Fu il premier a dire i migranti prima li ricollochiamo, poi autorizziamo lo sbarco”
ha fatto sapere l’ex Ministro dell’Interno.
I migranti sarebbero rimasti a bordo della nave Gregoretti solo il tempo necessario per decidere il loro ricollocamento nei vari Paesi Europei.
E sulle scelte fatte in quell’occasione, Matteo Salvini non ha dubbi:
“Rifarei tutto quel che ho fatto. Alla fine di quei soli quattro giorni quelle persone sono state nutrite, curate e inviate alle altre nazioni disponibili a farsene carico”.
Il leader della Lega ha scelto di rendere pubblica la memoria difensiva perché tutti sapessero cosa è accaduto lo scorso luglio.