Si è tenuto un incontro breve ieri al Mise, giusto un giro di tavolo tra i segretari nazionali di Fim Fiom Uilm, Ugl e Usb, il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, e l’ad di Invitalia, Domenico Arcuri sul futuro degli stabilimenti dell’ex gruppo Ilva oggi A.Mittal.
L’incontro è stato assolutamente interlocutorio. L’unica cosa positiva è che c’è stata la conferma, da parte dell’Amministratore Delegato di Invitalia, che la trattativa per l’ingresso dello Stato è molto avanzata.
Il Ministro Patuanelli ha ribadito che il
“governo investirà nel percorso tutte le risorse necessarie laddove si andrà nella direzione da noi auspicata”.
Al centro del modello di sviluppo dovrà esserci
“la garanzia della sostenibilità ambientale che deve però accompagnare quella economica e sociale. Interrompere il ciclo integrale è molto complesso”.
Al termine dell’incontro l’Usb ha confermato lo sciopero di 24 ore proclamato a partire dalle 7 di stamani.
Ex Ilva: i nodi ancora da sciogliere
Fim Fiom Uilm e Ugl, durante l’incontro, hanno ribadito come siano ancora molti i nodi da sciogliere e restano in attesa di una convocazione ‘politica’ sulla vertenza.
“Restano dei grandi nodi irrisolti che riguardano il piano industriale e strategico, legato ai nuovi assetti produttivi e degli impianti su Taranto, Genova e Novi Ligure.
Questo è il punto debole del tavolo di oggi. Il governo è sembrato impreparato”,
ha sottolineato Venturi.
Nei prossimi giorni si attende una accelerazione,
“che veda al tavolo anche ArcelorMittal, con una composizione che abbia come riferimento gli obiettivi, e i vincoli, dell’accordo di settembre 2018″.
ArcelorMittal, si stima una perdita
Secondo le stime del centro studi Siderweb, ArcelorMittal si appresterebbe a chiudere il 2020 in perdita e a dover fronteggiare l’esigenza di una ricapitalizzazione da 1,5 miliardi.
L’ex Ilva, in base al piano industriale presentato alcuni mesi fa, nel 2021 non potrà espandere più di tanto la produzione di acciaio a causa di vincoli ambientali ed impiantistici.
Bisogna tenere conto dell’aggravamento della situazione economica della società, causata dal calo di redditività della gestione industriale che ha provocato una perdita di 866 milioni di euro nel 2019.