Lo sfogo del papà di un neonato che si è visto arrivare a casa il referto del tampone per Covid dopo che il figlio era già morto.
Il piccolo aveva appena un mese, l’avvocato della famiglia valuterà se sussistano presupposti per un’azione legale nei confronti della Asl per il ritardo.
Neonato morto per arresto cardiaco
La drammatica vicenda arriva dalla Toscana dove il 10 febbraio 2019 all’ospedale Careggi di Firenze il piccolo Guglielmo nasce con una malformazione alla testa.
Il piccolo trascorrerà in terapia intensiva neonatale presso l’ospedale Meyer di Firenze la sua breve vita fino al 22 marzo quando morirà ad appena un mese e poco più.
In una tragedia di tal portata la famiglia ha subito un ulteriore colpo con l’arrivo a casa di un referto ben 18 mesi dopo la morte del piccolo.
Il referto del tampone dopo 18 mesi: chi ha sbagliato?
A raccontarlo è lo stesso papà del bimbo a Fanpage:
“Mio figlio è morto 18 mesi fa, ma oggi l’Asl mi ha recapitato l’esito del suo tampone per Covid-19”.
Ha raccontato Lorenzo Vieri, geometra 33enne.
Il piccolo avrebbe infatti eseguito un tampone per Covid-19 durante la degenza al Meyer ma alla sua morte, avvenuta per arresto cardiaco, ancora nulla era stato recapitato alla famiglia.
Dell’invio del referto si è occupata la Asl Toscana e nel documento viene riportata data ed ora dell’esame effettuato: il 29 settembre 2020 alle ore 14.04.
Sul referto sarebbe anche riportato il risultato(“non rilevato”), e l’Istituto che lo avrebbe commissionato.
Senza dubbio è il riferimento al piccolo Guglielmo poiché vi si riportavano anche data di nascita e codice fiscale.
Il piccolo non avrebbe mai potuto eseguire il test ad un anno, essendo invece morto 18 mesi prima.
La famiglia ha deciso di vederci chiaro:
“Mi viene pure da pensare che qualcuno lucri sui tamponi falsi come questo”.
Si domanda il padre che non comprende come si sia potuto includere tra i tamponi eseguiti anche quello del figlio morto.
Lorenzo Vieri ribadisce inoltre di non conoscere il dottor Fusco direttore del reparto di Patologia Clinica dell’ospedale di Prato, presidio nel quale la famiglia non si è mai recata.
“Ho già contattato il mio avvocato e mi riservo azioni legali nei loro confronti”.
Conclude il papà del piccolo Guglielmo.