Continuano gli scontri tra le Regioni con più restrizioni e il Governo centrale, che ha difeso la propria posizione e ha sottolineato i rischi.
Con l’uscita del nuovo Dpcm anti-Covid, si è acceso il dibattito tra il Governo e le Regioni che pretendono delle modifiche.
Alta la tensione tra le Regioni e il Governo
Nelle ultime ore, diventa sempre più cocente il clima tra le Regioni “rosse” e “arancioni” e il Governo.
Il nuovo Dpcm anti-Covid emanato dal Presidente Conte ha diviso l’Italia in tre aree principali, in base ai colori. L’arancione e il rosso corrispondono alle Regioni in cui la situazione epidemiologica rischia di precipitare.
I Governatori delle Regioni, come quelli della Calabria e della Sicilia, però, si sono dichiarati in disaccordo e hanno promesso di impugnare l’ordinanza del Ministro Speranza.
Il Governo si difende, il rischio è il lockdown generalizzato
Conte non ci sta e l’esecutivo fa sapere come sia
“surreale che alcuni governatori facciano finta di ignorare la gravità dei dati che riguardano i loro territori”,
quando sarebbero proprio loro a fornirli al Governo centrale.
Mentre il governatore della Calabria, Nino Spirlì, si dichiara intenzionato ad andare fino in fondo, non si esclude che la mappatura del Governo possa subire presto variazioni:
le Regioni gialle, ad esempio, potrebbero diventare arancioni e le arancioni rosse o viceversa. Le Regioni che rischiano maggiori restrizioni sono, al momento, la Campania, la Liguria, il Veneto e la Toscana.
Al centro del dibattito tra Regioni e Governo rimane il sistema di raccolta dei dati, che pare sia in tilt in alcune zone. I 21 parametri, però, rimangono essenziali per stabilire quali misure restrittive adottare Regione per Regione.
A intervenire nello scontro anche Domenico Arcuri, che ribadisce quanto le misure siano atte ad anticipare e a evitare il rischio, non a rimediare quando ormai è troppo tardi.
Il rischio pare sia proprio quello del lockdown generalizzato, che ha già messo a dura prova l’economia italiana da marzo a maggio 2020.