Save the Children ha notato che in Italia, ad essere le più penalizzate dalla pandemia sono le bambine. Ciò è dovuto soprattutto, alle diseguaglianze di genere presenti nella nostra cultura.
Le bambine penalizzate dalla pandemia potrebbero, prima che il 2020 termini, essere escluse da percorsi di studio, lavoro e formazione.
Diseguaglianze di genere
L’analisi condotta da Save the Children in Italia, ha fatto emergere che, a causa del coronavirus, sono stati penalizzati i più piccoli ma, soprattutto le bambine. Questo perché, da un lato, l’Italia non era preparata alla pandemia. Dall’altro perché, nella cultura del nostro paese, sono radicate delle diseguaglianze di genere profonde.
In gergo, il futuro, vedrà le ragazze nello stato di neet. Ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non lo cercano neppure. Una sorta di limbo aumentato dal coronavirus e dalla pandemia.
L’Atlante dell’Infanzia
Un allarme, quello lanciato da Save the Children, poco prima della Giornata mondiale dell’infanzia, che si celebra il 20 novembre. Potrebbero essere circa 1 milione e 140 mila le bambine che, prima che finisca il 2020 del coronavirus, potrebbero perdere percorsi formativi, di studio e lavoro. Un dato contenuto nell’Atlante dell’Infanzia, giunto alla sua undicesima edizione, che si intitola proprio Con gli occhi delle bambine. Nell’Atlante si evince come la pandemia abbia influito in Italia, soprattutto sulle bimbe.
Potrebbero essere un milione, dunque, le bambine a non avere un futuro. In questo modo, i coetanei maschi potrebbero lasciarle indietro, sin dalla tenera età. Una bambina su 4 in Italia, si trova già in questa tragica situazione. Un dato destinato a crescere in regioni meridionali come Sicilia e Calabria.
Il divario di genere, però, è uguale in tutta Italia. Un dato che si riflette nelle ragazze più grandi. Infatti, le ragazze in una fascia d’età compresa tra i 15 ed i 34 anni sono inoccupate per il 33%. I ragazzi, invece, sono inoccupati per il 27,2%.