Ad Agrigento sono fioccate denunce per otto persone per aver ricevuto il reddito di cittadinanza. Si trattava di omicidi e mafiosi.
Reddito di cittadinanza e denunce: tra le otto persone anche l’esecutore dellʼuccisione del giudice Rosario Livatino.
Una truffa allo Stato per 110 mila euro
Le denunce sono arrivate ad otto persone, ad Agrigento, per aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Una truffa allo Stato italiano stimata di ben 110 mila euro.
Nonostante fossero stati condannati per mafia, omicidi, spaccio e furto, riuscivano a far percepire, alle proprie famiglie, il reddito di cittadinanza. La scoperta è stata fatta ad Agrigento dalla Guardia di Finanza. Tra le otto persone denunciate spicca il nome di uno degli uccisori di Rosario Livatino, giudice. L’uomo è stato condannato in via definitiva anche per associazione a delinquere di tipo mafioso.
Il sequestro da parte della Guardia di Finanza
La Guardia di Finanza ha sequestrato, in via preventiva, 8 social card. Il sequestro è stato disposto da Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento e da Gloria Andreoli, sostituto.
Proprio quelle che servivano alle persone di percepire il reddito di cittadinanza. La questione non è stata una novità poiché, nei giorni scorsi, erano già state 11 le social card poste sotto sequestro.
I titolari delle card, ora, sono a piede libero ma sono indagati per percezione indebita del reddito ma anche per aver dichiarato il falso.
Questa misura al sostegno finanziario, prevista dallo Stato, infatti, può essere percepita soltanto da chi presenta e dimostra, con autocertificazione, alcuni requisiti. In particolare, può essere percepito da chi si trova in una condizione di disagio economico.
Non può essere assegnato a chi ha avuto problemi con la giustizia relativamente a gravi delitti, o chi è sottoposto a misure cautelari.