Sarebbe economico il movente che spinse il figlio di Renata Rapposelli al terribile delitto, ora sono emerse le motivazioni dei giudici.
A distanza di anni dalla tragica morte della pittrice è giunta la sentenza, per i giudici il figlio avrebbe agito d’impulso. Ecco i dettagli delle motivazioni rese note dal Tribunale.
L’omicidio di Renata Rapposelli
La morte della pittrice Renata Rapposelli risale al 9 ottobre 2017.
Proprio quella mattina la donna sparì da Giulianova in provincia di Teramo dove avrebbe dovuto avere un incontro con il suo ex marito.
Furono alcuni amici della donna a far scattare l’allarme preoccupati per la sua assenza. Il cadavere della donna venne ritrovato dopo pochi giorni riverso in una scarpata.
Le indagini degli inquirenti si sono subito concentrate sul marito con cui proprio quel giorno la donna avrebbe avuto un litigio per motivi economici.
Dopo il ritrovamento del corpo il tentato suicidio dell’ex marito per mezzo di sonniferi aveva aumentato i sospetti. L’uomo era stato soccorso e salvato ed il figlio aveva commentato:
“Ho vissuto la giornata più brutta della vita, ho scoperto che mia madre era morta e che mio padre stava per morire”
Come riporta anche Fanpage. Non sarebbe stata la prima volta che il marito ed il figlio della pittrice avevano tali screzi con lei e molte trasmissioni tv avevano raccolto le loro parole.
Lo scorso settembre è arrivata la condanna per Giuseppe e Simone Santoleri, ed ora emergono le motivazioni dei giudici.
La sentenza dei giudici: “Uccisa per disprezzo”
I due uomini sono stati condannati dal Tribunale di Teramo per aver ucciso e cercato di occultare il cadavere di Renata Rapposelli.
Il 67enne Giuseppe Santoleri è stato condannato a 24 anni di carcere mentre il figlio Simone dovrà scontarne 27.
Per loro era stato chiesto dalla Pm Enrica Medoro l’ergastolo.
Ora sono emerse le motivazioni della sentenza e la ricostruzione del movente è da brividi.
Secondo i giudici ad uccidere la donna strangolandola sarebbe stato il figlio Simone che poi volte avrebbe dimostrato di avere un:
“Mai sopito disprezzo per la figura materna”
Secondo la Corte d’Assise di Teramo dunque il figlio avrebbe avuto interessi economici nell’uccidere la madre:
“Aveva manifestato uno spiccato interesse in merito alle vicende economiche che riguardavano il padre e la madre, con particolare riferimento all’assegno di mantenimento imposto a Santoleri”.
Ciò avrebbe spinto dunque Simone ed il padre Pino ad agire in concorso per uccidere la pittrice anconetana.
Come se non bastasse si legge nella sentenza che Simone avrebbe poco prima del delitto pronunciato minacce verso la madre alla presenza della sorella ed avrebbe anche confessato l’omicidio ai compagni di cella.
Da quanto emerso il figlio beneficiava della pensione del padre essendo disoccupato. Lui ed il padre avrebbero invitato la donna a Giulianova per convincerla a rinunciare al mantenimento. Il delitto sarebbe dunque una conseguenza non premeditata della violenta lite nata quel giorno.