I 18 pescatori rimasti 108 giorni nelle prigioni della Libia dopo il doppio tampone saranno finalmente liberi di tornare a casa.
Ad annunciare il ritorno in patria dei 18 pescatori dopo ben 108 giorni di prigionia in Libia una sirena di una motovedetta nel Porto Nuovo di Mazara del Vallo. Gli uomini sarebbero partiti da Bengasi all’una di notta del venerdì, meno di 24 dopo la liberazione.
Le navi sarebbero partite nella notte di venerdì
Per tornare in Italia le due imbarcazioni, la Antartide e la Medinea, avrebbero percorso poco meno di 60 ore di navigazione. Ad attendere il ritorno dei pescatori non solo le autorità ma anche i familiari, quasi commossi nel rivedere i propri cari.
Quindi, dopo una prima visita effettuata a bordo delle navi da un medico, i marinai potranno scendere nel porto e sottoporsi al doppio tampone nei gazebi appositamente allestiti.
In soccorso dei pescatori, inoltre, sarebbe arrivata la fregata “Carlo Margottini” che ha scortato gli uomini fino a Mazara del Vallo dove la Capitaneria di porto ha chiuso lo specchio d’acqua davanti alla città proprio per permettere l’arrivo delle due imbarcazioni.
I tamponi saranno effettuati sia in maniera rapida che molecolare, a quel punto, se risultati negativi i pescatori potranno tornare al loro domicilio, dove sconteranno ugualmente un periodo di quarantena venendo dall’estero.
L’intervento di Conte e Di Maio sarebbe stato decisivo per la liberazione
A liberare i 18 pescatori, otto italiani, sei tunisini, due indonesiani e due senegalesi, la visita effettuata dal premier Giuseppe Conte e da Luigi Di Maio al generale libanese Khalifa Haftar.
Il comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna), quindi, avrebbe acconsentito alla liberazione dei pescatori dopo più di tre mesi di reclusione. Fortunatamente, quindi, gli uomini sarebbero riusciti a tornare a casa e a riabbracciare i propri familiari dopo questa spiacevole avventura che ha segnato indubbiamente le loro vite.