Parole che fanno venire la pelle d’oca quelle dell’amico di Gigi Proietti, che ha rotto il silenzio dopo quasi due mesi dalla sua morte.
A parlare di Gigi Proietti questa volta è un amico, l’amico di sempre, che dopo la sua morte non ha rilasciato dichiarazioni ma che oggi ha deciso di dire la sua.
Ha lasciato un vuoto immenso la morte di Gigi Proietti, non solo nella sua famiglia ma anche in milioni di italiani che lo hanno amato per l’artista e uomo che era.
L’amico di Gigi Proietti svela un agghiacciante retroscena
Negli ultimi tempi Gigi Proietti non era molto attivo in TV, non perché non volesse, ma perché c’era un ostacolo al suo lavoro. L’amico Vittorio Feltri ha dichiarato quanto grande fosse Gigi nel mondo dello spettacolo italiano e quanto purtroppo poco è stato considerato. Avrebbe meritato di più per il giornalista e in molti sono d’accordo con lui.
Persino la sua morte è diventata una rappresentazione teatrale, una tragicommedia:
Proietti è morto con uno sberleffo, lo scorso due novembre. È morto nel giorno dei morti, che per inciso era anche il suo compleanno, a 80 anni spaccati. Una uscita di scena così perfetta da sembrare sceneggiata da Proietti in persona. A Roma, e Gigi era un simbolo della romanità, la tragedia è teatrale, a volte sconfina nella commedia.
Sul palco Proietti regalava la sua improvvisazione, la sua umanità e la sua viva passione nel fare il suo lavoro che aveva sognato da fare da giovanissimo.
Feltri punta il dito contro il cinema italiano
L’artista, nonostante la notorietà e il successo ottenuto, non ha mai perso la sua umiltà e anche Feltri riconosce questo suo ‘dono’.
Aveva iniziato la sua carriera come ‘artista alternativo’ ai suoi tempi e lui stesso ha più volte ammesso di aver avuto un po’ la puzza sotto il naso, per tutto quello che non era scrittura artistica in senso puro. Feltri riprende proprio le sue parole:
«Recitavo Sofocle, Brecht, Beckett, Moravia. Quando Garinei e Giovannini mi chiesero di sostituire Domenico Modugno in Alleluja brava gente temevo di vendermi».
In realtà fu quel ‘salto in basso’ a dare a Gigi la luce che meritava:
Pensa troppa cultura che danni può fare… Per fortuna Proietti non ascoltò la voce dell’intellettualoide, e prese la parte. Però cadde in depressione: «Anziché montarmi la testa, quel successo me la smontò. Non riuscivo a reggerne il peso. Mi chiusi in casa e mi ficcai a letto».
Ma Feltri non può fare a meno di polemizzare sul poco spazio riservato dalla TV italiana al nostro istrionico artista:
Il cinema italiano non l’ha mai valorizzato, al di là di qualche ruolo di culto. Eppure, l’anno scorso, l’ho visto giganteggiare nei panni di Mangiafuoco nel Pinocchio di Matteo Garrone. Una parte di pochi minuti in cui Proietti, perfetto, cancellava il resto del cast, pur eccellente.
Feltri conclude:
Cosa aveva, Gigi, che non andava bene per il cinema italiano? Il suo perfezionismo, inviso ai registi e soprattutto ai produttori, dicono in molti. La sua libertà, invisa a un mondo, quello cinematografico, che spesso si muove in gregge, e questo lo dico io.
Sicuramente Gigi non sarà mai dimenticato.