Al vertice sul Recovery Plan, Davide Faraone ha criticato le bozze ricevute del documento e ha chiesto ancora Mes e Ponte sullo Stretto.
Roberto Gualtieri ha replicato dicendo che al vertice non poteva essere presentato un Recovery Plan di 130 pagine senza aver concordato le linee strategiche con i partiti.
Tensioni al vertice
Trovare un accordo sul Recovery Plan, allo stato attuale, sembrerebbe un miraggio. La riunione al vertice sarebbe stata allargata a due delegati per ognuno dei partiti di maggioranza.
Saranno presenti due esponenti di ciascun partito, che hanno l’obiettivo di seguire il piano, oltre a Roberto Speranza (Leu), Dario Franceschini (Pd), Alfonso Bonafede (M5s) e Teresa Bellanova (Iv).
A stamattina risale la convocazione per la riunione. Alla stessa prenderanno parte anche Gualtieri, Patuanelli, Amendola e Provenzano unitamente al sottosegretario Riccardo Fraccaro.
In particolare, il nodo di tensione sarebbe stato sollevato da Davide Faraone che avrebbe avuto da ridire sulla bozza, troppo esigua. Immediata la replica di Roberto Gualtieri: al vertice non poteva essere presentato un Recovery Plan di 130 pagine senza aver concordato le linee strategiche con i partiti.
Fornaro, intanto, ha replicato che il Mes non fa parte del Recovery Plan. Si tratta di due cose diverse, a meno che, come ha sollevato Loredana De Petris, non si vogliano accampare dei pretesti.
Italia viva non ha portato un documento nuovo
Italia Viva ha riproposto al ministero dell’Economia, il testo che aveva già proposto il 30 dicembre. Si tratta di un testo costituito da 62 osservazioni sulla bozza del piano. I renziani chiederebbero dettagli ulteriori sugli aggiornamenti al piano benché, nella giornata di ieri, ne abbiano già ricevuto un riassunto.
Per la Ministra Bellanova, come ha riportato Ansa:
“Il premier dovrebbe prendere atto che questa esperienza è al capolinea”.
Secondo la ministra, il tempo è finito e il paese ha bisogno di risposte. Per questo motivo, stanno chiedendo a gran voce, un accordo programmatico.