Nuova svolta nell’indagine sulla morte del collaboratore ONU, Mario Paciolla. Non si è trattato di suicidio secondo gli inquirenti.
Nuova svolta nel caso della morte di Mario Paciolla, collaboratore ONU, trovato senza vita in Colombia. Secondo gli inquirenti che si stanno occupando del caso, non si è trattato di suicidio.
Il giovane, infatti, sarebbe stato assassinato. La famiglia ha così commentato i risvolti della torbida vicenda: “Ci aspettiamo sia accertato che non si è tolto la vita, in questi mesi non ci siamo mai sentiti soli“.
Per la famiglia si è sempre trattato di omicidio e, sembra, che tale tesi sia stata confermata anche dagli esiti dell’autopsia, effettuata dai medici legali sul cooperante campano.
Mario Paciolla, le indagini arrivano a una svolta
Secondo i recenti risvolti, sembra che si stia concretizzando, sempre di più, la tesi – sostenuta dalla famiglia di Mario Paciolla – per la quale il ragazzo non si è suicidato.
Il cooperante ONU, trovato morto in Colombia, dunque non si sarebbe tolto la vita. Si tratterebbe, dunque, di omicidio.
Il corpo del giovane è stato sottoposto ad autopsia e, secondo quanto riferiscono i medici legali, sul suo corpo ci sarebbero i chiari segni di un assassinio.
Le paure prima di morire
Che qualcosa non andasse in Colombia lo aveva avvertito anche Mario Paciolla. Il giovane, collaboratore della missione Onu in Colombia, fu ritrovato senza vita nella sua casa, sita a San Vicente del Caguan. Era il 15 luglio 2020.
A sei mesi dalla sua morte, pare che la tesi legata all’omicidio si faccia sempre più strada. Il giovane, prima di essere ritrovato senza vita in Colombia, aveva espresso i suoi timori alla famiglia.
Paure che si erano concretizzate nell’acquisto di un biglietto d’aereo per ritornare al più presto in Italia.
Aveva avvertito che era in pericolo di vita. Purtroppo, il giorno dopo aver prenotato un volo, è stato ritrovato privo di vita nella sua abitazione.