Le nuove indagini mirano a determinare se la morte di Imane Fadil possa essere attribuita a un errore medico. Indagati 11 dottori.
Nuovi sviluppi sono emersi nell’inchiesta sulla morte di Imane Fadil, modella marocchina che è stata una testimone chiave nel processo Ruby.
Nel marzo 2019, i magistrati italiani hanno aperto un’indagine per omicidio, in seguito alla misteriosa morte della 34enne.
La modella marocchina aveva presentato prove in tribunale contro l’ex primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, durante il famigerato processo Bunga-Bunga.
Ad oggi, sono stati inviati 11 avvisi di garanzia ad altrettanti medici presumibilmente coinvolti nel decesso della giovane donna.
Imane Fadil, indagati 11 medici per la morte della modella
L’accusa mossa all’ex premier Berlusconi era quella di aver pagato somme di denaro in cambio di rapporti sessuali con una minorenne.
Il tribunale ha assolto Berlusconi nel 2015 sulla base del fatto che non conosceva la reale età di Karima El Mahroug, detta Ruby, un’adolescente di 17 anni.
Fadil ha perso la vita il 1° marzo 2019, mentre lavorava a un libro di memorie che minacciava di rivelare prove più schiaccianti contro Berlusconi.
La modella ha trascorso un mese in un ospedale di Milano, affetta da una grave malattia non diagnosticata.
Nel settembre 2019, le indagini sulla morte di Fadil hanno rivelato che la giovane soffrisse di aplasia del midollo osseo associata a epatite acuta, una malattia estremamente rara e grave.
Ora sono 11 i medici accusati di omicidio colposo, ciascuno dei quali ha ricevuto un avviso di garanzia.
Le indagini sulla morte della modella marocchina
Il giudice per le indagini preliminari, Alessandra Cecchelli, ha rigettato la richiesta di archiviazione del caso da parte della Procura della Repubblica di Milano.
Il giudice ha fissato “un termine di sei mesi” per il completamento di ulteriori indagini sulla morte di Imane Fadil.
Si punterà, dunque, in particolare, a determinare se l’errore medico sia stato la principale causa di morte.
Il team di esperti, incaricato dalla Procura della Repubblica di Milano, ha spiegato che le scelte terapeutiche compiute dai medici non erano in linea con la diagnosi di Fadil.
Il trattamento riservato alla ragazza potrebbe essere stato la causa di un’emorragia gastroesofagea che ha portato al decesso della Fadil, ricoverata – al tempo – nella clinica Humanitas di Milano.