Tensione in Russia tra i manifestanti e la forze dell’ordine: raffica di arresti.
È passata una settimana dall’arresto ingiustificato del maggiore oppositore di Putin e adesso il dissenso scende in piazza.
Gli arresti per impedire la manifestazione
I sostenitori di Aleksej Navalny si sono riuniti nelle piazze di molte città russe, finanche in Siberia, nonostante le temperature sotto 0 e il divieto di assembramenti a causa del covid.
La loro è una manifestazione di sdegno nei confronti di un arresto che considerano ingiustificato, frutto dello strapotere di Vladimir Putin.
Ma prima ancora del principio del corteo nella capitale, sono iniziati gli arresti, ve ne sarebbero stati almeno 20, secondo quanto riportato dalla testata Meduza.
Il fermo è diretto innanzitutto a quanti hanno portato con sé dei cartelli con scritte a sostegno dell’opposizione.
Vengono riportati metodi duri da parte dei poliziotti. Un giornalista dell’Ansa è testimone di come non vi sia alcuna discriminante di fronte la divisa, neanche l’eta. Infatti l’inviato ha assistito all’arresto di un ragazzino di 12 anni.
Fascisti fascisti, sono le urla della folla verso la polizia. L’accusa è quella di tenere in piedi un regime che non contempla la libertà del popolo.
La BBC informava riguardo la partecipazione di Yulia Navalnaja, moglie di Navalny da 22 anni, che è si è unita al corteo di Mosca:
“per me stessa, per lui, per i nostri figli, per i valori e le idee che condividiamo”
Anch’essa è stata fermata dalla polizia. Al momento in tutto il Paese gli arresti sarebbero 863.
Il ritorno in Russia dell’oppositore
Il 16 gennaio scorso Navalny ritornava in patria dalla Germania, Da 5 mesi si trovava lì, dove aveva ricevuto le cure in seguito all’avveramento avvenuto lo scorso agosto.
Subito aveva indicato il Cremlino quale responsabile dell’attentato alla sua vita. Di recente era riuscito anche a procurarsi, a sostegno della sua posizione, delle prove, tra cui la testimonianza di uno degli agenti che lo avvelenò.
All’arrivo all’aeroporto di Sheremetyevo, il blogger è stato prelevato e portato nel palazzo del ministero degli interni di Khimki, città vicino alla capitale, dove è tenuto prigioniero.
Le accuse rivolte al leader dell’opposizione – presunte violazioni della libertà vigilata, truffa e appropriazione indebita – sono state giudicate inique dalla Corte europea dei diritti umani.