Del caso di Giulio Regeni se ne parlerà al Consiglio Esteri dell’Unione Europea. L’udienza è stata fissata il 29 aprile.
Il giovane ricercatore fu ritrovato morto nel 2016. Oggi sono trascorsi 5 anni esatti dal suo ultimo messaggio.
L’assassinio del caso Regeni arriva in Ue
Oggi è l’anniversario dell’ultimo messaggio mandato dal ricercatore friulano, Giulio Regeni.
L’sms era stato inviato alle ore 19:41 il 25 gennaio 2016 dall’Egitto e da quel momento non si seppe più niente.
Il 23 febbraio lo ritrovarono morto tra il Cairo e Alessandria. Il cadavere presentava segni di tortura.
Sono passati 5 anni ma la verità sul caso è ancora sconosciuta malgrado tutto il lavoro e la dedizione della magistratura italiana e del governo.
L’uccisione di Giulio sarà affrontata nel Consiglio Esteri dell’Unione Europea, probabilmente si discuterà per svolgere nuovi passi e avvicinarsi alla verità.
A parlare in videoconferenza ci sarà anche il ministro degli Esteri Luigi di Maio.
Il presidente della Commissione Affari esteri della Camera, Piero Fassino, ha scritto:
“La vicenda di Regeni riguarda tutti, non solo l’Italia”
invitando gli omologhi Ue ad “assumere ogni iniziativa parlamentare”.
Quattro agenti 007 egiziani (Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif), sono accusati di sequestro di persona pluriaggravato al concorso in omicidio aggravato e concorso in lesioni personali.
L’udienza è fissata per il 29 aprile davanti al gup di Roma Pier Luigi Balestrieri.
Le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Mattarella ha detto: “Vicinanza e solidarietà ai genitori di Giulio” aggiungendo:
”Sono trascorsi cinque anni da quando un giovane italiano, impegnato nel completare il percorso di studi, ha visto crudelmente strappati i propri progetti di vita con una tale ferocia da infliggere una ferita assai profonda nell’animo di tutti gli italiani”.
Conclude dicendo che La Procura di Roma “tra molte difficoltà ha concluso indagini che hanno individuato un quadro di gravi responsabilità” e invita nuovamente ad impegnarsi per scoprire la verità e che l’Egitto dia piena e adeguata risposta.
Ma al momento l’Egitto ritiene che il processo sia basato su “conclusioni illogiche”.