Sergey Maximishin era tra i migliori medici dell’ospedale N1 di Omsk, vice capo del reparto di terapia intensiva, assistente nell’università della città e persona riservata, è spirato ieri 4 febbraio.
È stato l’ospedale a dare comunicazione del decesso, con una nota telegrafica e senza fare menzione delle cause.
Il medico taciturno che soccorse l’oppositore
Era giunto all’età di 55 anni e aveva salvato, tra le migliaia di vite, quella del dissidente Aleksei Navalny.
Lo scorso agosto infatti, il blogger, in volo da Tomsk verso Mosca, fu costretto ad atterrare d’urgenza per il precipitare delle sue condizioni fisiche. Era un avvelenamento di cui avrebbe subito accusato Vladimir Putin.
Fu ricoverato nell’ospedale della città siberiana, sotto la responsabilità di Maksimishin Sergey Valentinovik. Fu l’apprezzato medico a indurlo al coma farmacologico.
Sergey Maximishin non rilasciò interviste durante la convalescenza del noto paziente.
Alcuni dottori lo fecero al suo posto. Navalny stava male per un avvelenamento, dichiararono inizialmente. Ma in un secondo la motivazione e il primario portò un’altra versione per rispondere alle domande della stampa: l’oppositore russo era sotto l’effetto di scompensi metabolici.
Quel primario che affermò che nel corpo del leader d’opposizione non v’erano tracce di veleno si chiama Alexander Murakhovsky e oggi è il ministro della sanità della regione di Omsk.
Il personale medico accordò il rilascio del dissidente affinchè proseguisse le cure in Germania, sotto la responsabilità della moglie.
Però il lasciapassare fu dato dai responsabili dell’ospedale in un tempo che la portavoce dell’oppositore, Kira Tarmish, considerò allora troppo lunghi: l’areo era già pronto di prima mattina come pure tutti i documenti necessari per la partenza.
Maria Morozova, una collega del rinomato medico, è sorpresa: afferma di averlo incontrato la scorsa settimana e di averlo trovato in perfette condizioni. Aggiunge come l’uomo non soffrisse di alcuna patologia.