Da critici del leader russo a criticati ed estromessi. Rei di aver preso parte alle manifestazioni a favore di Alexeij Navalny, i rappresentanti della diplomazia europea sono stati spediti indietro.
Una decisione che colpisce, perché è stata annunciata mentre l’esponente di picco della diplomazia comunitaria, Joseph Borrell, era a Mosca a chiedere il rilascio del molesto dissidente, capace dalla prigionia di portare il popolo in piazza.
L’Europa abusa dei diritti umani
Il ministro degli esteri del Cremlino non risposte alle domande rivolte dal suo “pari” dell’Unione Europea.
Borrell infastidisce mentre esprime apprensione e chiede spiegazioni riguardo le vicende politiche del leader dell’opposizione, ora costretto al carcere.
Ma Sergei Lavrov oltre a eludere le risposte, mostra il fastidio per l’incursione dei vicini invadenti. Irritato, sprezzante, adirato, il ministro accusa l’Europa, che definisce “un partner inaffidabile” e che sarebbe colpevole di abuso dei diritti umani.
I Paesi comunitari ricorrerebbero a sanzioni univoche prive di legittimità. Il discorso di Lavrov, nelle parole, nel tono e nelle espressioni del volto, è adirato e sprezzante.
Condanna sì, ma il Nord Stream 2 non si tocca
I tre diplomatici cacciati hanno ripiegato verso casa, ognuno chiamato a rapporto nelle propria nazione, ossia Germania, Svezia e Polonia.
L’esternazione di sdegno parte da Angela Merkel, che ritiene l’espulsione “ingiustificata”, passa per le parole solidali di Emmanuel Macron, fino ai governi di Svezia e Polonia, mentre l’Italia twitta “seria preoccupazione”.
Però la cancelliera è stata chiara, Nord Stream 2, il discusso gasdotto che dalle terre russe arriva fino in Germania, non si fermerà.
A buon punto nei lavori, il mastodontico condotto sotterraneo, provoca il timore statunitense; per Joe Biden stringerebbe troppo l’Europa ai voleri del supponente vicino.
E chissà cosa ne sarà adesso degli accordi commerciali per il vaccino Sputnik. Infatti prima della cacciata decisa dal Cremlino, Borrell si era dichiarato ben disposto all’acquisto del siero russo per colmare i tagli e i ritardi delle aziende tedesche, statunitensi e anglo-svedesi.