L’antica città marinara, storico porto d’arrivi e partenze, è all’opera per fare d’un palazzo vetusto il luogo del racconto dei migranti Italiani, di ieri e di oggi.
A Genova, a due passi dal mare, c’è l’edificio della Commenda di Pré del 12° secolo. Adesso si sta tirando a lustro, grazie ai lavori di restauro, per diventare il primo Museo dell’emigrazione italiana o, più brevemente, MEI.
Nei panni dei migranti
Commenda di Prè fu, un tempo, sia convento-tappa del pellegrinaggio religioso di ritorno o verso la Terra Santa, sia ospedaletto: dapprima rifugio di cure per i viandanti religiosi e poi per tutti.
Ma dopo il rimaneggiamento, rispettoso della storia stratificata nelle sue mura (lo assicura il capo progettista Francesco Buonfantino), l’edificio racchiuderà una vicenda collettiva ma anche personale, un viaggio fatto di molteplici viaggi: i racconti degli Italiani che hanno lasciato la propria terra verso altre sconosciute. Spesso le partenze sono state senza ritorno.
Gli artefici del progetto ne illustrano i lineamenti.
Buonfantino parte proprio del posto: nota come la consistenza delle pietre intrise di memoria hanno dimestichezza e conoscenza della tematica migratoria. Ricorda che in 100 anni, tra il 1870 e il 1970, a transitare nel convento furono “27 milioni di persone, 27 milioni di storie”.
Pietro Capodonico, direttore del MUMA (Museo del Mare di Genova), descrive lo svilupparsi della narrazione tra forma e contenuti: tre piani tra interazione, tecnologia e immersività per portare il visitatore nei panni dei migranti, per guardare ad un fenomeno millenario dal punto di vista dei protagonisti.
Il museo non è pensato per rimanere immobile nel tempo, ma sarà dinamico, specchio della migrazione che narra.
I documenti saranno diari, lettere, fotografie, oggetti e indumenti.
Un percorso inclusivo, per grandi e piccini
Tra gli ambienti, il visitatore si imbatterà nella mappa del mondo, un’illustrazione delle rotte della migrazione nostrana, non solo verso le mete più illustri e gettonate.
“Non è grossa, non è pesante la valigia dell’emigrante… C’è un po’ di terra del mio villaggio, per non restare solo in viaggio”.
Sono alcuni dei versi garbatamente giocosi di Gianni Rodari sulla millenaria marcia degli emigranti. Lo scrittore e poeta riporta ai piccoli lettori, perché loro comprendano, le ragioni di chi saluta il luogo natio per altri.
Anche il MEI ha pensato ai bambini. Una ludoteca racconterà loro i motivi (che valgono per i migranti di tutti i tempi) che spinsero gli abitanti dell’Italia a lasciarla per altre mete.
Non mancherà il memoriale, uno spazio fisico, mentale ed emotivo per il ricordo di eventi drammatici (come la tragedia nella miniera belga di Marcinelle avvenuta nel 1956)
Nella città, crocevia di traiettorie umane e commerciali, anche il primo cittadino, Marco Bucci, è migrante, ha vissuto 22 anni negli Stati Uniti.
Intanto Genova sta già pensando all’inaugurazione, che avverrà nei primi mesi del 2022. Sulla lista degli invitati spunta il nome di Jill Biden. Infatti la first lady statunitense ha origini italiane, sicule per la precisione: il nome del padre Donald Jacob fu americanizzato, in principio era Gaetano Giacoppo.