Dopo il dramma giunge la richiesta di cambiare il millenario rituale che purifica dal peccato originale. Infatti la procedura prevede l’immersione totale del corpo per ben tre volte di chi si sottopone (o è sottoposto) al battesimo.
Siamo in Romania, un Paese in cui la Chiesa cristiana d’Oriente è una punto di riferimento. Infatti l’80% della popolazione si professa ortodossa.
Il dramma
Doveva essere una giornata solenne e di festa per la famiglia del neonato di 6 mesi, che sottoponeva il piccolo al primo dei sacramenti, il battesimo.
Invece lo scorso lunedì si è trasformato in tragedia indicibile: il piccolo, bagnato interamente dal battezzante, come è d’usanza, si è sentito male a causa di un arresto cardiaco. Portato subito in ospedale, dopo poche ore è spirato.
L’autopsia ha rilevato la presenza di acqua nei polmoni del corpo dell’infante. Così la magistratura ha iniziato le indagini sul caso.
L’imputato è il sacerdote che ha celebrato la funzione e che p stato apertamente accusato dal padre della vittima: avrebbe effettuato le immersioni impassibile al pianto del piccolo.
Ortodossa ma con moderazione
Da Suceava, la città a nord ovest del Paese cornice del dramma, la voce si è diffusa rapidamente e con essa le critiche all’anacronismo del rito “brutale”.
Così online si raccolgono firme per la petizione che si propone di modificare la pericolosa procedura per i neonati. I firmatari sono molti, in mattinata erano arrivati a 56mila.
La grande partecipazione all’iniziativa ha reso evidente il dolore e il dissenso di una nazione già colpita da episodi come quello dello avvenuto il 1° febbraio.
E se il portavoce della Chiesa Ortodossa si esprime favorevolmente al cambiamento, proponendo che gli officianti si limitino a bagnare la fronte, dall’altra parte l’arcivescovo Teodosie abbraccia con strenua resistenza la tradizione che non può essere modificata, pena la purificazione del peccato originale.