Donald McNeil è stato un giornalista del New York Times per 45 anni, diventando il cronista di punta per quanto riguarda salute e la scienza.
Come un fulmine a ciel sereno il New York Times ha annunciato il licenziamento del suo giornalista di punta Donald McNeil. L’uomo era incaricato di seguire scienza e salute ed in particolare, in questo periodo, l’andamento della pandemia.
A costare il posto a McNeil l’uso della N-word
A far scattare il licenziamento ai danni del giornalista l’uso della “N-word” in un viaggio in Perù, sponsorizzato dal giornale, insieme a dei liceali. La decisione presa dal New York Times, inoltre, ha fatto decisamente discutere.
Molti, infatti, sostenevano che la parola non fosse stata usata per usi discriminatori. A difendere il giornalista è arrivata persino la Ceo dell’organizzazione degli scrittori, Suzanne Nossell.
“Che un giornalista come lui concluda la sua lunga carriera per aver usato una singola parola rischia di mandare in giro un messaggio agghiacciante”.
A fare maggiormente scalpore il dettaglio che l’episodio risale al 2019. Lo stesso McNeil si trovò a spiegare il contesto in cui uso la parola incriminata. Il tutto partì da una studentessa che gli chiese se fosse giusto punire una sua compagna per aver usato la predetta espressione.
Prima del licenziamento il Times propose McNeil al Pulitzer
Il giornalista rispose che bisognava contestualizzare la parole e nell’affermarlo ripeté la stessa. Lo stesso New York Times, all’epoca, nella figura del direttore Dean Baquet, difese il suo reporter specificando come non ci fossero intenti razzisti.
Ad un anno e poco più di distanza la nascita di nuove polemiche, rilanciate dal The Daily Beast, hanno portato nuovamente McNeil nell’occhio del ciclone. Prima del licenziamento, infine, il giornale newyorkese aveva candidato il reporter di salute e scienza al Premio Pulitzer per il suo lavoro sul Covid.