L’iniziativa prevede un indennizzo economico a tutte le vittime di soprusi sessuali. Vi rientrano implicitamente anche la azioni perpetuate ai danni dei cittadini del Paese.
Una questione mai sepolta in Perù, perché le vittime hanno continuato a protestare e chiedere giustizia. Così finalmente arriva dal governo il riconoscimento della violenza inferita.
Una campagna per il controllo delle nascite riservata ai nativi
Sebbene siano state soprattutto le donne a tener accesa la protesta, anche gli uomini sono stati oggetto della sterilizzazione programmatica: circa 350.000 donne e 22.000 uomini.
All’epoca dei fatti, tra il 1996 e il 2000, le operazioni furono precise. Le condizioni sociali e la provenienza furono fattori decisivi nel decretare i prescelti: in gran parte nativi che abitavano le zone più povere del Paese.
Il fine del dispiego di tante energie e del dilagare dei soprusi era il controllo delle nascite nelle comunità dei nativi.
Le testimonianze si raccolgono a migliaia, e raccontano di metodi subdoli, ingannevoli e, quando la resistenza era troppa, violenti.
Ad esempio molto diffuso era l’invito alle ignare vittime a firmare documenti che esse, però, non erano in grado di leggere. Dopo le firme, ancora inconsapevoli, erano sottoposte a interventi vari, spesso a operazioni chirurgiche, che ne decretavano la sterilità.
I governanti imputati
In quegli anni alla guida del Paese vi era Alberto Fujimori. Il dittatore che ha famigliarità con le stragi è stato accusato anche di questa tragedia, aggiungendo un altro ai crimini a lui imputati contro i diritti fondamentali degli uomini.
Ad essere accusati anche gli ex ministri della sanità, che a chiusura del secolo erano Marino Costa, Edoardo Yong e Alejandro Aguinaga.
Nella giornata di ieri è arrivato il decreto, reso ufficiale dal presidente Francisco Sagasti in cui è stabilito che “qualsiasi tipo di violenza sessuale” deve essere risarcita. Implicitamente, ma neanche troppo, rientrano così anche quei crimini diretti dal Governo Fujimori ai cittadini più umili.