Il Movimento Nazionale Infermieri insorge e lo fa nel modo più sicuro e di risonanza, online! Divisa, mascherina e un foglio con su scritto “Disponibile a vaccinare ma lo Stato non me lo permette”.
Sono centinaia gli angeli in camice bianco che, da inizio pandemia sono tanto adorati e soprattutto ricercati per supportare il carico improvviso di lavoro. Finalmente l’acquisto dei preziosi sieri ha reso possibile l’inizio della battaglia contro il nemico invisibile. Ma ci sono delle lacune, tra cui la carenza di personale.
I camici imprigionati dai contratti
Nei frangenti di difficoltà emerge con maggior prepotenza la complessità delle leggi italiane.
In questo caso è l’emergenza della campagna vaccinale a portare sotto gli occhi di tutti un cavillo racchiuso nel contratto dei professionisti sanitari, che impedisce loro di contribuire all’inoculazione delle dosi.
Infatti il vincolo contrattuale impone agli infermieri l’esclusività alle aziende sanitarie, pubbliche o private, per cui lavorano.
Un limite ingiusto anche perché imparziale, come lamentano i diretti interessati. Tant’è che ad essere “imprigionati” ad un unico datore di lavoro sono solo tutti gli operatori dell’ambito sanitario, ma non i medici.
È un’annosa questione, sempre lamentata della corporazione degli infermieri, ma sempre rimessa a tacere con promesse mai mantenute.
Adesso, però, diviene un nodo cruciale per tutto il Paese a cui la politica deve mettere mano, tardivamente rispetto alle reiterate richieste ma tempestivamente rispetto l’urgenza sanitaria.
In piena crisi sanitaria il bando riservato ai soli disoccupati
Il bando uscito a dicembre per vaccinare l’Italia richiedeva reclute disoccupate o inoccupate, una vera e propria sfida in periodi di pandemia.
E le osservazioni riguardano anche le paghe, esigue se commisurate al grado di preparazione dei professionisti: le agenzie interinali offrono 800 euro netti mensili, a fronte di studi universitari, corsi, master ed esperienza.
Daniela Maggio, esponente del movimento di corporazione della Regione Lombardia, sottolinea come anche gli infermieri senza lavoro abbiano rifiutato un contratto di lavoro ritenuto beffardo. L’Italia è lontana dall’obiettivo dei 30.000 professionisti da arruolare. È una questione “sanitaria, ma anche culturale”, secondo le parole di Maggio.