Utilizzare gli spazi del lavoro, dalle fabbriche agli uffici, per immunizzare i dipendetti e i loro famigliari. È la proposta che il presidente di Confindustria fa a Mario Draghi.
Dalle pagine di Repubblica arriva la risposta al nuovo premier, che solo qualche giorno qua, si appellava gli imprenditori come attori della campagna vaccinale.
Gli spazi industriali per i vaccini
I privati accolgono la richiesta di Draghi, ossia il loro coinvolgimento nell’inoculazione delle dosi. Lo fanno attraverso una delle loro voci più autorevoli, Carlo Bonomi, il rappresentante nazionale degli industriali italiani.
Intervistato da Roberto Mania, penna di Repubblica, Bonomi quantifica quanti cittadini potrebbero beneficare del vaccino, se a mettere a disposizioni i luoghi necessari per la sua somministrazione, fossero i consociati di Confindustria.
I dipendenti degli aderenti a Confidustria sono 5.5 milioni, che aumentano a circa 12 milioni considerando i famigliari.
Tra le strutture che l’organizzazione ha già messo a disposizione, c’è il suo centro congressi utilizzabile per la Regione Lazio.
Le riforme e gli aiuti davvero utili
L’intervista che Mania fa Bonomi è molto ampia. Parte dalla necessità di una riforma strutturale del fisco non più barcollante, dipendente com’è dall’emanazione intermittente dei bonus.
Poi il giornalista e l’imprenditore affrontano all’importante tematica del blocco dei licenziamenti.
Siamo favorevoli ad una proroga selettiva che riguardi esclusivamente le aziende che operano nei settori che non possono ricorrere alla cassa integrazione ordinaria
Afferma il presidente, che aggiunge che le altre aziende possono ricorrere alla cassa integrazione di cui hanno disponibilità fino al 2021, invece di far perdurare il blocco dei licenziamenti.
Come ammortizzare sociale per tutti, propone poi un assegno di ricollocazione, in luogo del reddito di cittadinanza la cui efficacia è stata minima.
E per i sosteegni alle imprese? Bonomi dice che è importante che il governo distingua “tra azienda e azienda”. L’esempio addotto è quello dell’Alitalia, che a suo avviso non può avvelersi un aiuto perenne.