USA, ragazzo architetta il sequestro di se stesso per non lavorare

Da oltreoceano, in Arizona, arriva lo strambo espediente di un lavoratore per regalarsi qualche giorno di vacanza, che è miseramente naufragato sotto i sospetti del dective della città.

Mani Legate

Il giovane di 19 anni, addetto al montaggio dei pneumatici, è ora dietro le sbarre per depistaggio delle indagini.

Così giovane e già stanco del lavoro

C’è chi ogni santo giorno si arma di determinazione e tanta volontà alla ricerca di un lavoro. Poi c’è chi ne ha già uno, ma lo detesta a tal punto da mettere in scena un sequestro di persona, precisamente se stesso.

È quanto escogitato da Brandon Soules per stare un po’ lontano dall’officina in cui era assunto.

Pare che abbia centrato l’obiettivo prefissato, seppur con dei risvolti probabilmente sottovalutati: il licenziamento e il carcere.

Il piano sgangherato

Così il 19enne ha messo a punto lo stratagemma, però senza la cura necessaria a limitare le controindicazioni.

Per il set della messinscena è stata individuata una strada dell’Arizona. Lì, a margine della via, il giovane è rimasto a terra, imbavagliato e ammanettato con una corda. Fino a che gli auspicati salvatori sono sopraggiunti.

Davanti agli agenti l’operaio ha raccontato una storia avventurosa: sarebbe stato prelevato di forza e caricato su un’automobile da due uomini davanti casa; i malviventi ne attendevano il ritorno dalla famigerata officina.

Il signor Soules aveva ideato anche le ragioni che rendessero, a suo avviso, più solido il racconto e il movente dei criminali: il padre del giovane sepolse nel deserto un ingente bottino e i rapitori volevano accaparrarselo.

Il sogno di una pausa

Sebbene la realtà superi spesso la fantasia, non è stato questo il caso.

Gli inquirenti, seppur perplessi, si sono messi sulle fantomatiche tracce dei due malviventi, passando sotto attenta osservazione i video delle telecamere a monitoraggio del traffico sulla strada della farsa e sulle aree limitrofi.

Intanto, sul corpo del sedicente malcapitato, i medici non rivenivano neppure un graffio.

Infine le indagini sono giunte alla verità sotto il peso degli interrogatori ricchi di incongruenze.

Messo alle strette, lo svogliato lavoratore ha confessato il desiderio di una pausa dal lavoro che apparisse giustificata e, certo, le vicissitudini di un rapimento la rendevano legittima.

Adesso il giovane è dietro le sbarre disoccupato. La Tire Factory sta cercando qualcun altro al posto del fantasioso ex dipendente, che dovrà impiegare l’agognata interruzione lavorativa per rispondere all’accusa di falsa testimonianza e depistaggio delle indagini.

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