Sono passati più di 20 anni da quando non si ha più alcuna traccia di Samhsa, la figlia di Mohammed Rashid al-Maktoum, il sovrano di Dubai.
A poca distanza dalla denuncia della propria prigionia al mondo, attraverso i video trasmessi dalla Bbc, la voce di Latifa ritorna.
Le principesse rapite dal padre
Un nuovo appello, ma contenuto in una lettera, è affidato ancora una volta alla nota emittente radiotelevisiva ed è rivolto alle autorità britanniche: la principessa 35enne chiede di investigare sulla scomparsa della sorella Samhsa avvenuta a Cambridge 2000.
Quella sparizione fece tanto scalpore in Gran Bretagna e fuori dall’isola. Ma il caso venne presto chiuso nel 2001, si sospetta sotto le pressioni del ricco emirato.
Classe 1981, la principessa aveva 18 anni quando venne riacciuffata a Cambridge dagli uomini del potente padre.
Quella nota città universitaria fu l’ultima tappa del breve tentativo di fuga di Samsha. L’inizio fu l’abbandono della tenuta paterna di Langross Estate, nella contea inglese Surrey.
Così, prelevata dalle guardie dello sceicco, fu prima condotta a Parigi e infine a Dubai. La sua storia piombò in un misterioso silenzioso.
A riaccendere l’interesse sopito dell’opinione pubblica e a supplicare gli investigatori dell’isola europea a riprendere le ricerche è stata la missiva di ieri 25 febbraio.
Latifa vorrebbe la sorella, compagna di un destino simile (fatto di fughe e di privazione di libertà), in quella terra che amava molto, l’Inghilterra.
Inchieste rischiose (per gli interessi di stato)
Agli inizi del secolo le investigazioni naufragarono anche a causa della mancata collaborazione dell’emiro, che non permise ai Britannici l’ingresso sul territorio. Ci furono dei ritorni al caso, senza novità sostanziali.
Peculiare l’atteggiamento del padre sovrano, che ha trascorso anni senza fare riferimento all’accaduto, fatta un’unica eccezione. Nel 2019, in una dichiarazione sibillina, si mostrò sollevato riguardo la scomparsa della figlia.
Boris Jonson non ha mancato di esprimersi sul caso, definendo “preoccupanti” le richieste di aiuto della principessa.
Pochi giorni fa il primo ministro aveva chiesto al suo collega dubaiano delle prove che mostrassero la buona salute di Latifa. Non sono mai arrivate.
La questione è certo delicata, perché i due Paesi hanno forti rapporti.
Non solo i regnanti condividono la passione per gli equini (la regina Elisabetta era un’esperta cavallerizza, come il rango richiede), ma anche per il commercio di armi verso Dubai, un interesse che potrebbe essere compromesso da una “vicenda personale“, come il ministero degli Esteri britannico ha liquidato il travagliato rapporto tra un padre carceriere e una figlia (Latifa) prigioniera.