A breve si disputerà il primo torneo sportivo femminile del Paese e sarà di beach volley. Ma il divieto alle giocatrici di vestirsi in totale libertà ha rischiato di mandare tutto all’aria. Poi è giunta un’apertura dal comitato della competizione: sì alla “tenuta standard”.
Dopo aver traballato sotto la ribellione delle atlete occidentali, il campionato programmato dall‘8 al 12 marzo tira un sospiro di sollievo. È stato confermato a una condizione: il bikini.
Il vestiario come pomo della discordia
L’emirato trottava verso i campionati del Qatar Volleyball. Sembrava tutto pronto, ma c’è stato un arresto.
Karla Borger e Julia Sude, le atlete tedesche, hanno denunciato un punto del regolamento ritenuto denigratorio: il divieto a indossare il famigerato costume a due pezzi.
“Noi vogliamo fare il nostro lavoro, ma non ci è permesso indossare i nostri abiti da lavoro.”
Borger ha riferito a Deutschlandfank, una radio tedesca. La coppia sportiva ha poi annunciando che il mantenimento della restrizione avrebbe decretato il suo ritiro dal torneo.
La retromarcia obbligata
Ma l’eventualità del diniego tedesco, che avrebbe potuto portare ad altri in un effetto domino, è stata scongiurata dall’intervento della Federazione Internazionale di Volleyball (Fivb).
L’associazione ha parlato di discriminazione di genere alle autorità locali. Così i Qatarioti hanno desistito, non molto giovialmente, alle richieste di affrancare le atlete da imposizioni sul vestiario.
Adesso nel regolamento c’è un’aggiunta che assicura l’abolizione di restrizioni per chi voglia indossare “la tenuta standard“.
Il bikini, d’altronde, è stato motivo di diatribe fin dal suo esordio, nel 1946.
Già il nome è espressione della carica esplosiva che ebbe e continua ad avere. Il termine deriva dall’omonimo atollo appartenete alle isole Marshall dove gli Statunitensi tenevano sperimentazioni nucleari.
In un Paese dove la virilità degli uomini si misura in base al controllo maschile sulle donne, chissà com’è considerata nel 2021 la concessione che lascia liberi (di coprirsi o meno) i corpi delle donne (straniere).