L’abitazione del geometra tristemente noto per essere morto sotto custodia cautelare a 31 anni, il 22 ottobre del 2009, non è più di proprietà della famiglia.
Ilaria Cucchi, la sorella combattente per la dignità del giovane scomparso, parla dell’abitazione di Morena. Era divenuta un peso economico insostenibile insieme alle spese del processo. Ma quelle mura sono anche un carico emotivo doloroso, un luogo mesto, il simbolo, per i famigliari del defunto, degli sbagli che si attribuiscono.
La casa del fallimento
A Morena, zona periferica a sud di Roma, si trova la casa in cui Stefano Cucchi è vissuto.
Quel giaciglio tutto suo è stato acquistato dai genitori con tanti sacrifici, seguendo i consigli ricevuti degli esperti del Ceis, la comunità terapeutica presso cui il figlio era in cura.
Ad dare informazione dell’avvenuta vendita, avvenuta 4 anni fa, è Ilaria Cucchi in un post su Facebook.
“Era il teatro del nostro fallimento”
Così definisce la dimora, che doveva essere un luogo di rinascita per il giovane uomo.
I costi del lungo processo
Aggiunge poi che sbarazzarsi dell’abitazione è stato un passaggio obbligato. Il mutuo gravava sulla proprietà e, per assolvere ai pagamenti mensili, i due genitori avevano smesso di pagare le rate del proprio mutuo.
A rendere difficoltosa la situazione ci sono state le spese processuali. Infatti i soldi ricevuti dagli assassini di Stefano come risarcimento, 1.3 milioni di euro, sono stati utilizzati per pagare il lungo processo, durato 11 anni.
A comprare la casa di Stefano, ci informa Ilaria, è stata una giovane coppia, emozionata di sapere l’identità del vecchio proprietario.
“Stefano non era certo un eroe. Era un essere umano. Era mio fratello. Adesso il suo nome significa qualcosa di importante.”
Sono questa le parole con cui Ilaria si riferisce alla vittima amata divenuta tristemente popolare per battaglia da lei condotta, durata più un decennio, per giustizia venisse fatta.